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Agroecologia, una risposta per la sostenibilità alimentare

L’agroecologia, secondo Legambiente, è la ricetta per un Made in Italy più competitivo, strategica contro la crisi climatica ed energetica e per un cibo più sano e giusto. Per avviare un serio processo trasformativo è necessario dare piena attuazione alla legge sul biologico e adottare una serie di regole che mettano l’Italia in linea con le indicazioni delle strategie europee

Foto di Jürgen da Pixabay

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – «L’agroecologia è la ricetta per un Made in Italy più competitivo, strategica contro la crisi climatica ed energetica e per un cibo più sano e giusto», un principio sottolineato da Legambiente nel corso del IV Forum nazionale dell’Agroecologia Circolare.

Agroecologia e Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Ma cosa si intende per agroecologia? Secondo la FAO, «l’agroecologia è un approccio olistico e integrato che applica simultaneamente concetti e principi ecologici e sociali alla progettazione e alla gestione di un’agricoltura e di sistemi alimentari sostenibili». In questa ottica, l’agroecologia considera l’interazione tra piante, animali, esseri umani e ambiente come parte di un sistema unico: sapere dove e come il cibo viene prodotto all’interno di sistemi alimentari socialmente equi.  

L’interazione tra le persone e il Pianeta è il perno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030, e l’agroecologia può contribuire al raggiungimento di sette SDGs: Goal 1 (Sconfiggere la povertà), 2 (Sconfiggere la fame), 5 (Parità di genere), 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), 10 (Ridurre le disuguaglianze), 13 (Lotta contro il cambiamento climatico), 15 (La vita sulla Terra). La FAO ha anche sviluppato 10 Elementi dell’Agroecologia, tra loro interconnessi, per accompagnare i paesi in un percorso trasformativo: diversità, co-creazione e condivisione delle conoscenze, sinergie, efficienza, riciclo, resilienza, valori umani e sociali, cultura e tradizioni del cibo, governance responsabile, economia circolare e solidale.

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Il punto sull’Italia

Cosa sta succedendo in Italia? Legambiente chiede al nuovo Governo di mantenere l’attenzione sulle priorità che da un lato rendano l’agricoltura un volano della transizione ecologica, dall’altro creino le condizioni perché il sistema agroalimentare italiano sia sempre più competitivo sullo scenario globale. «Bisogna ridurre l’impatto del settore sul clima e sulla perdita di biodiversità, rendendo il percorso verso la transizione non solo ambientalmente, ma anche socialmente ed economicamente sostenibile.

Il Made in Italy, in tal senso, può e deve diventare un pezzo importante sia della strategia energetica del Paese, per ridurre le emissioni e moltiplicare le rinnovabili, sia nella produzione di un cibo sano e giusto in un’ottica che non abbandoni le strategie europee. Dobbiamo farne un elemento incisivo contro la crisi ambientale e climatica e, al contempo, renderlo più competitivo a livello globale, unendo all’eccellenza l’innovazione e aumentando il livello dell’impegno sul biologico, apripista dell’intero sistema agroecologico nazionale», ha affermato Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente.

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Garantire l’attuazione della legge sul biologico

Innanzi tutto si deve garantire la piena attuazione della legge sul biologico recentemente approvata affinché si riduca progressivamente il ricorso allachimica di sintesi e siano salvaguardati benessere animale e biodiversità, anche per essere in linea con quanto indicato dalla Commissione Europea.

Nella cornice di tale legge, per l’agricoltura Legambiente sollecita la disposizione di strumenti idonei, come registrazione del marchio biologico Made in Italy, istituzione dei biodistretti, adozione di un Piano nazionale per lo sviluppo del settore, valorizzare filiera corta, comunità locali ed eccellenze dei territori, evitare l’importazione di foraggio e mangimi dall’estero.  

Tutti punti che rientrano a pieno titolo nella sovranità alimentare che sostiene da tempo anche Slow Food e che rientra nella nuova denominazione del Ministero dell’Agricoltura.

Altri due punti fondamentali riguardano la riduzione delle emissioni climalteranti legati all’agricoltura e alla zootecnia intensive e il sostegno alle rinnovabili.

Per quanto riguarda in particolare la zootecnia, nel generale concetto di benessere animale devono rientrare la riduzione degli antibiotici e degli ormoni negli allevamenti, puntare all’indipendenza mangimistica, ridurre i consumi di carne puntando sulla qualità.

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Innovazione e qualità

In estrema sintesi, bisogna coniugare innovazione tecnologica e produzione agricola di qualità.

A tale proposito, Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ha dichiarato: «È tempo di dare gambe, attraverso i decreti attuativi, alla legge sul biologico approvata lo scorso marzo dopo un’attesa di ben 13 anni e mettere in campo azioni che favoriscano anche la crescita della domanda di prodotti bio, oltre che l’offerta.

Contemporaneamente, bisogna entrare sempre più nell’ottica di un’agricoltura multifunzionale in cui le rinnovabili, in primis agrivoltaico, impianti a biogas e biometano, possono giocare un ruolo strategico nello scenario attuale. Perché questo avvenga, però, vanno definite delle linee guida e scongiurati i preconcetti che potrebbero rallentarne lo sviluppo.

È importante che il Governo approvi al più presto norme adeguate e uniformi, che permettano una realizzazione degli impianti corretta e trasparente, rendendo il settore agricolo protagonista oltre che della filiera del cibo anche della rivoluzione energetica».

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Le priorità per accelerare la sostenibilità

Legambiente, inoltre, ha individuato altre priorità per accelerare la sostenibilità del sistema:

  • valorizzazione della filiera corta e delle comunità locali, Piano nazionale strategico della PAC più in linea con le strategie UE (riduzione del 50% di fitofarmaci, del 20% di fertilizzanti, del 50% di antibiotici utilizzati per gli allevamenti, il 25% di superficie agricola dedicata al biologico e il 10% di aree ad alta biodiversità nei campi agricoli entro il 2030);
  • adozione del PAN (il Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, scaduto nel 2019 e da adeguare alle strategie europee, specie per quanto riguarda la riduzione dei pesticidi);
  • approvazione della legge contro le agromafie;
  • realizzazione di piccoli invasi per trattenere le acque;
  • adozione di pratiche colturali che aumentino la capacità di assorbire le piogge e trattenere umidità e nutrienti;
  • riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate.

Premio Ambasciatori dell’Agroecologia, storie di buone pratiche

Dalla teoria alla pratica, Legambiente ha assegnato il Premio Ambasciatori dell’Agroecologia a dieci modelli di buone pratiche: Claudia Antonucci, Azienda olearia vinicola di Orsogna (CH); Valentina Avvantaggiato, sindaca di Melpignano (LE); Silvia Chirico, Tenuta Chirico di Ascea (SA); Rita De Padova, Fondazione Siniscalco Ceci Emmaus Foggia; Loredana Lucentini, Azienda agricola sotto il Poggio, Orbetello (GR); Fulvia Mantovani, Cooperativa Iris Bio, Calvatone (CR); Anna Nardi, Perlage Winery Farra di Soligo (TV); Serena Peveri, Azienda agricola Ciaolatte Borghetto, Noceto (PR); Edoardo Prestanti, sindaco di Carmignano (PO); Franco Vita, sindaco di Nepi (VT).

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

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L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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