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Etichetta di origine, una garanzia contro le frodi sui semilavorati

Rendere obbligatoria l’etichetta di origine sui semilavorati tutela i consumatori, che sanno cosa acquistano, e gli agricoltori che lavorano in modo trasparente e sono “scavalcati” da prodotti a prezzi stracciati. Inoltre difende la salute delle persone: nei semilavorati cinesi ci sono residui di sostanze proibite nell’UE perché ritenute tossiche

Etichetta di origine, una garanzia contro le frodi sui semilavorati
Foto di AURELIE LUYLIER da Pixabay

Semilavorati, l’etichetta di origine deve essere obbligatoria

Ortaggi e frutta semilavorati costituiscono la maggior parte dei prodotti alimentari importati dalla Cina. Tuttavia, poiché manca l’etichetta di origine, al momento della vendita si possono trasformare in prodotti italiani anche se non lo sono.

Dov’è il problema? È che si tratta di frodi alimentari che i consumatori difficilmente riescono a individuare se non esistono indicazioni precise in etichetta.

Cosa si intende per semilavorati?

Con semilavorati si intendono quei prodotti alimentari che hanno subito un primo processo di lavorazione, ma per essere messi in commercio come prodotti finiti hanno bisogno di altri passaggi.

Nei semilavorati rientrano prodotti per la ristorazione, ovvero parzialmente preparato per essere venduto nel circuito Ho.Re.Ca.

Un esempio tipico di semilavorati sono i prodotti a base di farina già lavorati e pronti all’uso, che abbreviano i tempi per le preparazioni lievitate (pane, dolci).

Quelli forse più comuni nelle dispense delle case sono la salsa di pomodoro, i succhi di frutta, i passati di verdura, le paste pronte (frolla, brisée, sfoglia), i liofilizzati (ad esempio gli insaporitori), gli ortaggi in scatola, le salse (béchamel, maionese), pietanze precotte.

In generale, si tratta di prodotti che velocizzano la preparazione dei piatti.

Perché è importante l’etichetta di origine

Anche per questo, afferma Coldiretti, non bisogna abbassare la guardia contro le frodi alimentari.

In tal senso, evidentemente, è fondamentale l’entrata in vigore dell’obbligo dell’etichetta di origine su tutti gli alimenti in commercio.

L’etichetta di origine tutela i consumatori, che sanno cosa acquistano, e gli agricoltori che lavorano in modo trasparente e sono “scavalcati” da prodotti a prezzi stracciati.

Sulla base dei dati Istat, l’elaborazione di Coldiretti ritiene che lo scorso anno siano arrivati prodotti dalla Cina per un valore di 871 milioni di euro.

I semilavorati più presenti nel mercato italiano

Tra i semilavorati cinesi più presenti sul mercato italiano ci sono il concentrato di pomodoro e gli ortaggi, al secondo posto il pesce e poi le preparazioni a base di frutta.

Mancando l’obbligo dell’etichetta di origine, questi ingredienti semilavorati vengono spacciati per prodotti finiti italiani, e come tali vengono acquistati dai consumatori inconsapevoli.

La questione, come sottolinea Coldiretti, non si limita alla sfera puramente commerciale ma entra in ballo una minaccia per la salute delle persone.

Residui di sostanze vietate in UE perché ritenute tossiche

Nei semilavorati cinesi si possono trovare residui di antiparassitari che l’Unione Europea ha vietato da anni perché ritenuti pericolosi, oltre a micotossine, inquinanti ambientali da acque o terreni contaminati, migrazione e rilascio di sostanze tossiche da macchinari o contenitori non a norma.

A conferma di questi timori, Coldiretti evidenzia il fatto che nel 2024 si sono verificati 52 allarmi alimentari per prodotti provenienti dalla Cina: ad esempio, presenza di aflatossine oltre i limiti nelle noccioline, di norovirus nelle alghe congelate, di salmonella nel peperoncino. Tutti allarmi che il RASFF ha giudicato di livello serio.

Il RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed) è il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi istituito nell’UE per garantire lo scambio di informazioni tra i Paesi membri e una rapida reazione da parte delle autorità per la sicurezza alimentare in caso di rischi per la salute pubblica derivanti dalla catena alimentare.

La lacuna del codice doganale

L’attuale norma del codice doganale sull’origine dei cibi consente di falsificare l’origine dei prodotti esteri – come avviene nel caso dei semilavorati cinesi – purché abbiano subito in Italia le ultime, anche minime, trasformazioni.

Per garantire la trasparenza di quello che arriva sulle nostre tavole, Coldiretti ha lanciato in Europa una proposta di legge di iniziativa popolare (si può firmare anche nei  mercati di Campagna Amica e nelle sedi territoriali) per raggiungere un milione di firme e imporre l’obbligo dell’etichetta di origine sulle confezioni dei prodotti alimentari venduti nell’Unione Europea.

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