Trasparenza e tracciabilità per l’olio extravergine d’oliva. Sono due punti fermi per tutelare i produttori onesti e i consumatori dalle importazioni dai Paesi extra-UE che violano le norme comunitarie sulla concorrenza

Più controlli per difendere produttori onesti e consumatori
Maggiore trasparenza per l’olio extravergine d’oliva. È quanto chiedono i produttori di olio extravergine d’oliva davanti alle evidenti violazioni delle norme comunitarie che alterano i prezzi e incidono sull’intera filiera. Per non parlare poi della protezione dei consumatori che hanno diritto ad acquistare un prodotto di qualità.
Le violazioni delle norme UE sulla concorrenza
Come sottolinea David Granieri, presidente di Unaprol (un’associazione di produttori di olio d’oliva e di olive da tavola) e vicepresidente di Coldiretti, «occorrono provvedimenti urgenti contro le violazioni delle norme UE sulla concorrenza, in particolare in materia di concentrazioni e antitrust, per verificare eventuali accordi sleali che alterano il mercato dell’olio extravergine d’oliva in Europa.
Stiamo assistendo a movimentazioni anomale e sospette di prodotto proveniente da Paesi extra-UE, spesso reimmesso nel mercato comunitario a prezzi stracciati, con effetti distorsivi sull’intera filiera. Serve trasparenza, tutela per i produttori e regole uguali per tutti».
Granieri fa riferimento, in particolare, alle importazioni dal Nord Africa e dalla Turchia. I numeri parlano chiarissimo: nei primi sette mesi del 2025 gli arrivi di olio estero sono cresciuti del 64%. In concreto, sono entrati in Italia 385 milioni di chili di prodotto (analisi Coldiretti su dati Istat).
L’olio extra vergine d’oliva è un’eccellenza
L’olio extra vergine d’oliva rappresenta uno dei settori strategici e distintivi del Made in Italy agroalimentare.
Con circa 400mila aziende agricole, un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà (il tesoro di biodiversità più vasto al mondo), l’Italia detiene anche la leadership europea per numero di oli extravergini a denominazione (43 DOP e 7 IGP).
Una vera e propria eccellenza che soffre della concorrenza sleale e della speculazione. Per questa ragione Coldiretti e Unaprol hanno lanciato un appello all’Unione Europea chiedendo trasparenza e un intervento normativo rapido.
Gli accordi sleali che alterano il mercato
I sospetti di turbativa dei prezzi legati ai flussi di importazione dai Paesi extra-UE derivano dalla forte discordanza tra i costi di produzione e i prezzi di vendita. L’olio extravergine d’oliva italiano viene scambiato a circa 9 euro al chilo, nonostante i costi elevati e le giacenze ridotte; quello extra-UE arriva sul mercato europeo anche a meno di 3 euro al chilo.
Questa forte spinta al ribasso ha spinto a chiedere l’avvio di indagini sulla violazione delle norme comunitarie in materia di concentrazioni e antitrust, anche per verificare l’esistenza di accordi sleali che alterano il mercato.
I rischi del perfezionamento attivo
Secondo Granieri, uno dei principali fattori di rischio è il meccanismo del cosiddetto “perfezionamento attivo” che, «in assenza di un registro europeo di tracciabilità apre enormi margini a operazioni elusive. Esiste il rischio concreto che olio di origine extra-UE entri nel mercato comunitario camuffato come prodotto europeo, danneggiando le produzioni italiane e tradendo la fiducia dei consumatori».
Il perfezionamento attivo è un regime doganale speciale che permette di importare temporaneamente merci extra-UE per lavorarle, assemblarle, montarle, trasformarle o ripararle nell’UE, con sospensione del pagamento di dazi, IVA e accise. Poi i prodotti finiti possono essere riesportati al di fuori dell’UE.
Manca l’uniformità dei controlli
Un altro problema su cui insistono Unaprol e Coldiretti è la mancanza di uniformità nei sistemi di controllo all’interno dell’UE.
Ad esempio, l’Italia dispone di strumenti avanzati come il Registro Telematico dell’Olio, la Spagna (principale acquirente di olio tunisino) non ha un sistema di tracciabilità comparabile.
In questo modo, è facile che un prodotto extra-UE rientri nei circuiti comunitari senza controlli adeguati.
Un Registro di Tracciabilità Europeo può monitorare in tempo reale i flussi commerciali e prevenire triangolazioni fraudolente: «senza una piattaforma comune la trasparenza dei nostri produttori rischia di trasformarsi in uno svantaggio competitivo».
Servono regole chiare
Pertanto, servono «regole chiare, trasparenti e comuni per difendere i produttori onesti e garantire ai consumatori un vero extravergine 100% italiano, frutto di qualità, lavoro e legalità».
Inoltre, è fondamentale rafforzare i controlli sui flussi in entrata, soprattutto nel periodo della raccolta delle olive.
Per creare un modello di tracciabilità integrato tra Fascicolo Aziendale e Registro Telematico dell’Olio, Unaprol ha dato la sua disponibilità a collaborare con le istituzioni europee e italiane.













