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Proteine animali trasformate nel futuro dell’acquacoltura?

Le proteine animali trasformate entreranno nel futuro dell’acquacoltura? È quanto chiedono i produttori, che intravedono numerosi vantaggi

Proteine animali trasformate nel futuro dell’acquacoltura?
Un allevamento ittico (foto Assograssi)

Cosa cambierebbe con l’uso delle PAT?

L’acquacoltura utilizzerà le proteine animali trasformate?

Secondo Assograssi (Associazione Nazionale Produttori Grassi e Proteine Animali,) i vantaggi sarebbero numerosi: minori costi di produzione, prodotti migliori dal punto di vista nutrizionale, sostenibilità per l’intera filiera e minore dipendenza dall’import.

Pertanto, l’impiego delle Proteine animali trasformate (PAT) avrebbe un impatto positivo sull’acquacoltura italiana e se ne potrebbe allargare l’uso a tutti i segmenti della nutrizione animale, rendendo più competitiva la filiera italiana delle carni.

I divieti imposti al tempo della BSE

Assograssi, quindi, vorrebbe che si arrivasse al superamento dei divieti che erano stati introdotti negli anni della crisi della BSE.

In seguito al dilagare della BSE (encefalopatia spongiforme bovina, il cosiddetto morbo della mucca pazza che dal Regno Unito si diffuse in altri Paesi europei) – che ebbe il picco negli anni Ottanta e Novanta del XX secolo – furono adottati provvedimenti drastici, come l’abbattimento dei bovini infetti e il divieto di usare farine animali per l’alimentazione del bestiame.

Gli scienziati accertarono il legame tra la BSE e una nuova variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob negli esseri umani, ma dopo l’adozione delle misure di contenimento il problema sembra definitivamente rientrato.

La trasformazione dei residui di lavorazione delle carni

Le imprese associate ad Assograssi – che è socio aggregato di ASSITOL,l’Associazione italiana dell’industria olearia – raccolgono i sottoprodotti animali prodotti negli allevamenti, nei macelli e negli stabilimenti di trasformazione della carne e nel commercio per trasformarli in farine e grassi.

Tali imprese valorizzano i residui della lavorazione delle carni e li trasformano in detergenti, fertilizzanti, petfood e mangimi per animali da allevamento.

Nel 2024 le imprese di Assograssi hanno trasformato 1.427.000 tonnellate di sottoprodotti di origine animale, con un fatturato di oltre 700 milioni di euro.

Tuttavia, i divieti imposti dall’Unione Europea per l’impiego delle PAT nell’alimentazione degli animali da allevamento sono ancora molto stringenti.

Proteine animali trasformate e sostenibilità

Nel corso del convegno “Dalla terra al mare: le proteine animali come risorsa per un’acquacoltura efficiente e sostenibile” Assograssi chiede di eliminare il feed ban, ovvero le restrizioni che permettono di usare la PAT solo in alcuni segmenti della nutrizione animale.

Paolo Valugani, presidente di Assograssi, ha affermato che oggi «le proteine animali trasformate sono di alta qualità, frutto di un sistema consolidato di economia circolare, che mette sul mercato materie prime per mangimi sottoposte a controlli severi, eppure nell’UE le restrizioni (imposte ai tempi della BSE) sono durissime».

Le potenzialità dell’acquacoltura

L’acquacoltura avrebbe ottime potenzialità di crescita con l’uso delle PAT. Peraltro, quelle non da ruminante (pollo, suino) sono già impiegate negli allevamenti ittici.

Poiché il fabbisogno mangimistico è superiore alle PAT prodotte, l’Italia e l’UE devono importare proteine vegetali e farine di pesce.

Negli ultimi anni il consumo di pesce è aumentato (in Italia è circa 30 Kg pro capite all’anno): per soddisfare le richieste, il 75% del pesce che mangiamo proviene dall’estero e dall’acquacoltura.

«La disponibilità di materie prime, derivanti da processi di economia circolare, può far crescere ancor più la sostenibilità della nostra attività.

Il costante controllo e tracciabilità delle PAT assicurano la sicurezza alimentare, contribuendo a migliorare le formulazioni dei mangimi che potranno sempre meglio soddisfare le esigenze fisiologiche e di benessere dei pesci allevati», ha sostenuto Andrea Fabris, direttore generale dell’Associazione Piscicoltori Italiani (API).

Acquacoltura italiana con specie carnivore

Per Lea Pallaroni, direttore generale di Assalzoo, «l’accesso a un più ampio ventaglio di materie prime proteiche rappresenta una priorità strategica per il settore mangimistico.

Anche alla luce delle normative europee che ne disciplinano la produzione, le proteine animali trasformate costituiscono non solo una risorsa sicura e preziosa, ma un ingrediente essenziale, soprattutto considerando che l’acquacoltura italiana è orientata prevalentemente verso specie carnivore».

«Sostituire le farine di pesce e le proteine vegetali, attualmente preponderanti nella mangimistica per acquacoltura, avrebbe forti benefici sui bilanci della filiera», ha affermato Dario Dinosio, vicepresidente vicario di Assograssi.

Informare i consumatori

«Grazie alle proteine animali trasformate da ruminante, l’acquacoltura potrebbe contare su una maggiore disponibilità di materie prime.

Ciò avvantaggerebbe non soltanto le aziende del rendering ed i produttori di mangimi, ma diminuirebbe anche i costi finali per i piscicoltori, rendendo più sostenibile e proficua la loro attività dal punto di vista economico».

Il consumatore cosa saprebbe dell’alimentazione del pesce che mangia? Luca Papa, vicepresidente di Assograssi, ha spiegato che «è necessario raccontare la sostenibilità di questi prodotti con un’etichettatura adeguata, che descriva l’impegno sulla sostenibilità delle aziende e la circolarità dei nostri processi produttivi».

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.