La Stategia UE sulla biodiversità è nata per raggiungere un obiettivo preciso entro il 2030: proteggere gli ecosistemi e avere un impatto positivo sulle persone, sul clima e sul Pianeta. Molto è stato fatto, ma si deve accelerare il ritmo se si vuole raggiungere l’obiettivo prefissato

Biodiversità, la base della vita sulla Terra
La Strategia UE sulla biodiversità – pilastro centrale del Green Deal europeo – è determinata a raggiungere un obiettivo preciso entro il 2030: proteggere gli ecosistemi e avere un impatto positivo sulle persone, sul clima e sul Pianeta.
Molto è stato fatto, ma le azioni non sono ancora completamente compiute e il 2030 si sta avvicinando: questo impone di accelerare il ritmo se si vuole raggiungere l’obiettivo prefissato.
Arrestare la perdita di biodiversità non è solo un imperativo ambientale, è un imperativo strategico per il nostro futuro.
Ecosistemi sani supportano servizi vitali per la nostra sopravvivenza: pensiamo ad esempio alla qualità dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo, al cibo che mangiamo, all’energia che mette in moto il mondo, alle medicine con cui ci curiamo.
Per ridurre l’impatto delle azioni antropiche si sono attuate numerose politiche: pur se efficaci, tuttavia non sono state in grado di arrestare la perdita di biodiversità né di invertire il ritmo del suo declino.
A che punto è la Strategia UE sulla biodiversità
Il rapporto di valutazione Assessing progress in monitoring and implementing the EU Biodiversity Strategy for 2030, pubblicato dal Joint Research Center della Commissione Europea e dalla European Environment Agency, si è posto due obiettivi principali.
Prima di tutto, presenta lo stato dei lavori e le prossime tappe per sviluppare un quadro generale di monitoraggio della Strategia UE sulla biodiversità per il 2030. In secondo luogo, illustra i progressi compiuti fino ad ora e valuta la probabilità di raggiungere gli obiettivi della Strategia entro il 2030.
Il rapporto ha utilizzato varie fonti di dati per stabilire lo stato di avanzamento dei risultati e la probabilità di raggiungere gli obiettivi rimanenti.
Il bilancio intermedio è relativamente soddisfacente: quasi la metà delle azioni della Stategia UE sulla biodiversità è stata completata, alcune azioni sono in corso di svolgimento, mentre altre sono decisamente in ritardo.
In particolare, il rapporto del Joint Research Center analizza i progressi compiuti da 29 sotto-obiettivi della Strategia e stima la probabilità di raggiungerli entro il 2030. Nel testo, tuttavia, si evidenzia la difficoltà di monitorare lo stato dell’arte in quanto molti dati non sono disponibili.
Quali sono i progressi realmente compiuti?
La Strategia UE sulla biodiversità si articola in 4 pilastri:
- protezione delle aree
- ripristino degli ecosistemi
- attivazione di un cambiamento trasformativo
- azione esterna.
Metà delle azioni che afferiscono a questi pilastri sono state completate. Quelle che probabilmente arriveranno a compimento entro il 2030 riguardano l’attuazione di normative come il regolamento sul ripristino della natura.
Il quadro operativo della Strategia UE sulla biodiversità indica i settori in cui si registrano i maggiori progressi per attenuare la pressione antropica sulla biodiversità:
- designazione di aree protette in mare e sulla terraferma
- riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti
- transizione all’agricoltura biologica
- aumento della piantumazione di alberi
- miglioramento della sostenibilità della pesca.
Permangono comunque alcune criticità, come l’adozione di pratiche agroecologiche e la diminuzione delle popolazioni degli uccelli e degli impollinatori.
Prospettive future della Strategia UE sulla biodiversità
Purtroppo il raggiungimento di tutti gli obiettivi della Strategia UE sulla biodiversità entro il 2030 è a rischio e, come si è detto, è difficile fare una previsione esatta in mancanza di dati attendibili.
Dei 13 sotto-obiettivi di cui è stato possibile valutare le prospettive, 9 potrebbero arrivare a compimento entro il 2030 ma solo a patto di accelerare il cambiamento.
Ad esempio, il ritmo della designazione di nuove aree protette e della transizione all’agricoltura biologica dovrebbe triplicare.
È realisticamente improbabile che si raggiungano altri 4 sotto-obiettivi:
- arrestare il deterioramento della conservazione delle specie
- invertire il declino degli impollinatori
- ridurre le perdite di nutrienti nel suolo del 50%
- ridurre l’uso di fertilizzanti del 20%.