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Il cambiamento climatico è una crisi dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Nel 2024 almeno 242 milioni di studenti in 85 Paesi hanno subito interruzioni dell'istruzione a causa di eventi climatici estremi.

Diritti dell'infanzia e clima: a che punto siamo
immagine realizzata con IA

di Erminia Voccia

Diritti dell’infanzia e clima

Il cambiamento del clima è una crisi dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: sono oltre un miliardo i minorenni a rischio a causa degli effetti nocivi del surriscaldamento globale. I mutamenti del clima stanno già provocando trasferimenti di popolazione, mentre ciascuno di noi dovrebbe avere il diritto di restare dove è nato e ha vissuto.

Tali mutamenti mettono in pericolo non solo la salute fisica delle generazioni future ma anche quella mentale. L’eco-ansia, pensare al proprio avvenire non in maniera serena e ritenere i propri diritti non abbastanza garantiti, grava sui giovani e i bambini di oggi.

La Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e il Comitato Italiano per l’Unicef hanno organizzato il 27 maggio a Roma una conferenza su questo tema per celebrare i 34 anni dalla ratifica da parte dell’Italia della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. L’occasione ha permesso di fare il punto sugli scenari futuri e sugli strumenti a nostra disposizione per promuovere, nel quadro della Convenzione Onu, il principio di giustizia intergenerazionale, essenziale per il benessere dei bambini e dei giovani.

Diritti dell’infanzia, verso la Valutazione di impatto generazionale

Il cambiamento climatico priva bambini, bambine e adolescenti di sicurezza e di opportunità. – ha affermato Nicola Graziano, presidente di Unicef ItaliaNel 2024 almeno 242 milioni di studenti in 85 Paesi hanno subito interruzioni dell’istruzione a causa dei eventi climatici estremi. Si stima che in Italia le piogge torrenziali e le inondazioni dello scorso settembre abbiano interrotto le lezioni per più di 900mila studenti e studentesse“.

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Alla richiesta di giustizia dei minori ha risposto per prima, 34 anni fa, la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo. Nel 2023 Il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia ha pubblicato il Commento generale n.26 della Convenzione che afferma il diritto di ogni bambina, bambino e adolescente a un ambiente sano, pulito e sostenibile. Attualmente, è in preparazione il Commento n.27 sulle azioni richieste agli Stati per assicurare ai minori il diritto di rivolgersi alla giustizia allo scopo di ottenere rimedi efficaci.

Negli ultimi anni – – ha commentato l’On. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenzaè molto cambiato anche il discorso pubblico sui mutamenti del clima. L’elezione di Trump ha galvanizzato il tradizionale negazionismo. Ora si diffonde e si rafforza inoltre il cosiddetto “relativismo climatico“: non si nega più l’origine umana del surriscaldamento globale ma si dice che non è grave. Si dice anche che ci si può adattare, che la tecnica ci salverà e che addirittura ci saranno vantaggi economici per qualcuno. Tutto questo è pericolo e irresponsabile e contraddice i dati dell’esperienza“.

L’On. Brambilla ha ricordato che presto la Camera esaminerà un disegno di legge, già approvato dal Senato con positive modifiche, che introdurrà la Vig, ossia la Valutazione di impatto generazionale. Il disegno di legge all’articolo 4 dispone che gli atti del governo, a eccezione dei decreti legge, siano accompagnati da un’analisi dei dati ambientali o sociali sulle generazioni future.

Che Italia sarà nel 2050?

Bisogna decidere quale Terra lasciare alle giovani generazioni e i giovani devono decidere in quale Terra vorranno vivere perchè nessun luogo al mondo si salverà dal cambiamento climatico. Il bacino del Mediterraneo, però, è più vulnerabile ai mutamenti del clima, tanto da essere considerato un “hotspot” climatico. Basti pensare che la temperatura media è più alta del 20% rispetto al resto del pianeta.

L’evoluzione futura del clima del Mediterraneo è perciò strettamente legata alla scelte globali sulle emissioni. Se politiche di mitigazione incisive portassero alla neutralità carbonica entro metà secolo, l’aumento termico potrebbe essere contenuto tra i 1,5 e i 2 gradi centigradi. In assenza di tali misure, invece, si va verso un aumento di 4-5 gradi centigradi entro fine secolo.

Nello scenario peggiore, – ha spiegato Gianmaria Sannino, responsabile di Divisione Direzione Climar – Eneaentro la fine del secolo possiamo guadagnare fino a 80 centimetri per il livello del Mar Mediterraneo. Man mano che il tempo passa sempre più zone del nostro Paese verrebbero invase dal mare“.

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Gli scenari peggiori indicano anche un calo del 30% delle precipitazioni, alimentando così l’intensità di siccità e desertificazione nel Sud Europa e in Nord Africa. Una riduzione tra il 5 e il 10% delle piogge è prevista anche in caso di emissioni ridotte.

Danni diretti e indiretti del cambiamento climatico

Francesca Giordano, ricercatrice Ispra, ha acceso la luce sui danni diretti e indiretti che l’Italia dovrà affrontare a causa del cambiamento climatico entro il 2050: perdita annua di 2-2,5 punti del Pil (da 66 a 82 miliardi di euro); riduzioni di resa di ampie zone agricole della Penisola superiori al 20%. Il settore ittico, in particolare, potrebbe perdere fino all’8-9% di produzione. Entro la fine del secolo, le morti per eventi climatici estremi, soprattutto ondate di calore, potrebbero aumentare fino a 60 volte.

L’intelligenza artificiale – ha spiegato la dott.ssa Giordano – è un sorvegliato speciale. Occorrerà sorvegliarla e bilanciarla per evirare che gli aspetti negativi superino quelli positivi“.

Il clima obbliga a una risposta globale

I conflitti limitano il dialogo sul cambiamento climatico. Eppure, tale mancanza di dialogo può generare altri conflitti sulla gestione delle risorse primarie, prima di tutto l’acqua. Il clima dovrebbe essere considerato di più in seno ai contesti multilaterali. “Il clima obbliga a una risposta globale“, ha avvertito invece Francesco Corvaro, inviato del governo italiano per il clima. A tale proposito è stata lanciata la COP29 Climate and Peace Initiative, firmata da 50 Paesi e utile a prevenire i conflitti legati al cambiamento climatico. “Parlare di clima non significa salvare la natura, – ha concluso Corvaro – perché la natura fa il proprio corso a prescindere dall’uomo. Significa invece preservare un equilibrio che ci ha permesso di vivere fino a oggi”.

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