Conoscendo i fattori di rischio, le autorità possono agire in maniera più incisiva ed elaborare più facilmente strategie di risposta agli incidenti.

di Erminia Voccia
Sulle rotte degli sversamenti di petrolio nel Mar Mediterraneo
Da oggi è possibile prevedere le rotte del petrolio nel Mediterraneo in caso di sversamenti in mare. L’utilizzo di modelli numerici ad alta risoluzione ha permesso di ricostruire i possibili percorsi delle macchie di petrolio in caso di incidenti causati dall’uomo, guardando in particolare al bacino del Mediterraneo.
È quanto emerge da una ricerca appena pubblicata sulla rivista scientifica Marine Pollution Bulletin. Il Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) ha coordinato lo studio coinvolgendo l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS).
Perdite di petrolio in mare, capire le conseguenze
La novità della ricerca consiste nella possibilità di fornire un supporto per attuare misure idonee a proteggere la popolazione. Conoscendo i fattori di rischio, le autorità possono agire in maniera più incisiva ed elaborare più facilmente strategie di risposta agli incidenti. Lo studio è utile, però, anche a studiare piani più adeguati per la gestione delle attività estrattive e di trasferimento del petrolio in mare. Non solo, la ricerca fornisce una base ad altre ricerche accademiche future.
La questione non è sapere se ci sarà o meno uno sversamento di petrolio nel Mediterraneo, ma di capire quanto gravi saranno le conseguenze, come ha spiegato la dott.ssa Liubartseva, ricercatrice del CMCC e prima autrice dello studio. “La nostra ricerca – ha proseguito – dimostra che, anche senza sapere quando e dove si verificherà il prossimo grande sversamento di petrolio, è possibile prevedere le aree del Mediterraneo che risulteranno più o meno colpite. Siamo anche in grado di informare le autorità competenti sull’orario di arrivo del petrolio e sulla percentuale di petrolio depositato sulla spiaggia, in modo che possano elaborare strategie di mitigazione dei danni”.

Le aree a maggiore impatto ambientale
“Il Mediterraneo è un mare semi-chiuso, densamente trafficato da navi, con moltissime attività legate al turismo e ricco di biodiversità, dove anche piccoli sversamenti possono avere effetti ambientali e sociali duraturi”, ha commentato Donata Canu, ricercatrice dell’OGS e co-autrice dello studio.
Le coste del Mare Egeo risultato le più vulnerabili per impatto ambientale. Altri punti caldi per livello di rischio sono il Mare di Alborán, tra Spagna e Marocco, il Mar Ligure e lo Ionio centrale. Il Mar Iberico, il Tirreno settentrionale, l’Adriatico meridionale e tutto il Mar di Levante sono considerate aree a rischio intermedio.
Il comportamento delle correnti marine e l’andamento dei venti influenza le rotte del petrolio. Sono le condizioni meteo marine infatti ad avere l’effetto più importante sulla concentrazione e la dissipazione degli sversamenti. Grazie all’analisi delle informazioni pregresse, lo studio ha mappato gli indici di rischio di inquinamento da petrolio sulla superficie marina e sulle coste, esprimendoli in termini probabilistici. Analizzando i dati, gli scienziati sono arrivati a definire i tempi di arrivo sulle coste e la percentuale di petrolio spiaggiato e a identificare in questo modo le aeree più minacciate.
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L’alta tecnologia e i database più aggiornati di osservazioni reali sugli sversamenti hanno condotto a simulazioni su larga scala. È la prima volta che uno studio si affida ad ampie simulazioni basate sul modello fisico MEDSLINK-II.
Leggi lo studio coordinato dal CMCC sul destino degli sversamenti di petrolio nel Mar Mediterraneo.