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Iraq: crisi climatica e fragilità, il futuro della sostenibilità

L'iraq ha un problema grave di agricoltura. La crisi climatica ha ristretto la percenruale di territorio coltivabile. Il Paese ha un estremo bisogno di diversificare la propria economia dal petrolio e incrementare gli investimenti a favore della resilienza climatica.

Iraq: crisi climatica e fragilità, il futuro della sostenibilità

di Erminia Voccia

L’Iraq è uno dei Paesi più colpiti dalla crisi climatica, non solo relativamente al mondo arabo, con evidenti conseguenze sul tessuto sociale e l’economia. Le condizioni climatiche estreme e la mancanza cronica di acqua non fanno che esacerbare i conflitti sociali legati alla gestione delle risorse idriche e aggravare così l’instabilità politica.

La crisi climatica in Iraq

Il clima arido caratterizza il 70% del territorio iracheno (con una media di precipitazioni compresa tra 50 e 200 millimetri di pioggia all’anno). La restante parte, invece, è caraterizzata da un clima semiarido o temperato. Tali condizioni rendono l’Iraq particolarmente esposto a fenomeni come siccità e tempeste di polvere e di sabbia. Le stime future, purtroppo, non fanno ben sperare, considerato l’aumento previsto delle temperature (tra 1,9 e 3,2 gradi Celsius) e un ulteriore decremento pari al 9% del livello delle precipitazioni previsto entro il 2050.

Lo studio

Come suggeisce lo studio di Joy Arkeh e Nourane Awadallah per il think tank indipendente Carnegie Endowment for International Peace, l’Iraq ha un estremo bisogno di diversificare la propria economia dal petrolio, rafforzare la capacità istituzionale e incrementare gli investimenti a favore della resilienza climatica. A livello economico, l’Iraq è ancora troppo dipendente dal greggio, ancora oggi la maggiore fonte di entrate. Tale dipendenza mette il Paese arabo a rischio se si pensa a un futuro dominato dalla transizione ecologica e dalla decarbonizzazione. Per tali ragioni l’Iraq è uno dei peggiori della regione quanto a emissioni di gas serra per unità di PIL. Le emissioni, infatti, crescono anche più velocemente della popolazione. L’agricoltura rappresenta invece appena il 5% del PIL iracheno. Ciononostante è fondamentale per la sicurezza alimentare e la sopravvivenza della popolazione locale.

La Mezzaluna Fertile non è più fertile

L’iraq ha un problema grave di agricoltura. La Mezzaluna Fertile non è più fertile. Il surriscaldamento globale e la desertificazione hanno ristretto la percenruale di territorio coltivabile. Le tecniche agricolte sono antiquate. L’acqua manca, a causa principalmente dei conflitti sulla gestione delle risorse idriche con i Paesi vicini. Attraverso la costruzione di grandi dighe Turchia e Iran hanno ridotto i flussi di Tigri ed Eufrate destinati all’Iraq, tagliando di quasi il 70% la disponibilità di acqua dolce. In Iraq il settore privato è concentato nella produzione di greggio. La desalinizzazione offrirebbe delle possibilità ma il costo è ancora troppo elevato e l’Iraq ha un’estensione costiera limitata. La mancanza di acqua non è solo un problema ambientale ma è diventata una questione urgente di diritti umani negati.

Mancanza di fondi a favore di agricoltura e ambiente

Nonostante gli sforzi e le strategie nazionali finalizzati a mitigare gli effetti del clima, le risorse finanziare restano insufficienti a rispondere alle sfide. I ministeri di agricoltura, risorse idriche e ambiente non ricevono abbastanza finanziamenti. Manca, inoltre, un approccio multi-settoriale ai problemi iracheni. La percentuale del budged nazionale destinato al Ministero dell’Agricoltura è stata inferiore al 2% dal 2016 al 2024. Ancor meno è andato al Ministero delle Risorse Idriche: 0,4% nel 2016; 1,08% nel 2020; 0,75% nel 2024.

Inoltre, nonostante alcuni lodevoli risultati raggiunti in passato, il quadro istituzionale manca di trasparenza e di un approccio olistico alla questione climatica tale da produrre un meccanismo efficace di gestione dei rischi. Il predominio del settore pubblico sull’economia formale irachena non lascia spazio alla competizione e ostacola la diversificazione economica.