In Europa l’ambiente non gode di ottima salute, come evidenzia il Rapporto dell’EEA. Gli ecosistemi sono sotto pressione e il degrado ambientale è una minaccia alla competitività. Tuttavia, sono stati fatti importanti progressi negli ultimi anni: dobbiamo convincerci che investire nella protezione della natura non è un costo

Ecosistemi sotto pressione in Europa
Qual è lo stato dell’ambiente in Europa? A giudicare dal dettagliato Rapporto che l’EEA (European Environment Agency) pubblica ogni cinque anni, la situazione non è esattamente delle migliori.
Nonostante alcuni progressi fatti negli ultimi anni, lo stato generale non è buono. Infatti gli ecosistemi sono sotto pressione: il degrado naturale sembra inarrestabile, lo sfruttamento è eccessivo e la perdita di biodiversità continua a progredire.
Il cambiamento climatico incide sulla stabilità sociale ed economica
Se poi parliamo degli effetti del cambiamento climatico i problemi sono ancoro più urgenti. Il susseguirsi di siccità e alluvioni crea difficoltà enormi all’agricoltura, ma più in generale compromette la stabilità economica e sociale dei territori e incide negativamente sulla qualità della vita.
Il Rapporto Europe’s environment and climate: knowledge for resilience, prosperity and sustainability fa il punto sullo stato attuale e le prospettive per l’ambiente, il clima e la sostenibilità dell’Europa. I dati provengono da 38 paesi e si basano su 35 temi chiave.
Cambiamenti climatici e degrado ambientale minacciano la competitività dell’Europa che dipende in gran parte dalle risorse naturali.
L’Europa è il continente che si riscalda più rapidamente
Come evidenzia Wopke Hoekstra, commissaria per il Clima, l’azzeramento delle emissioni nette e la crescita pulita, «essendo il continente che si riscalda più rapidamente, l’Europa è stata, recentemente, testimone diretta dell’impatto devastante dei cambiamenti climatici, con i gravi incendi boschivi che hanno interessato la stagione estiva.
I costi dell’inazione sono enormi e i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia diretta alla nostra competitività. Mantenere la rotta è essenziale per salvaguardare la nostra economia».
Tutto è perduto? No, ma dobbiamo impegnarci: arrivare alla neutralità climatica entro il 2050 dipende anche da una migliore e più responsabile gestione del suolo, dell’acqua e di altre risorse naturali.
L’invito all’azione per un ambiente sano
Il Rapporto dell’EEA invita ad attuare in tempi brevi politiche e azioni per la sostenibilità a lungo termine: la nostra vita dipende direttamente dalla resilienza delle funzioni vitali che dipendono dalla natura, ovvero la sicurezza alimentare, l’acqua potabile e la difesa dalle inondazioni.
Europe’s environment and climate sottolinea anche una serie di dati positivi: l’UE è leader mondiale nell’impegno per il clima, poiché riduce le emissioni di gas serra e l’uso di combustibili fossili mentre raddoppia la quota di energie rinnovabili dal 2005.
Negli ultimi 10-15 anni sono stati compiuti significativi progressi anche nel miglioramento della qualità dell’aria, nell’aumento del riciclo dei rifiuti e dell’efficienza delle risorse.
Ulteriori progressi raggiunti su una serie di fattori che consentono la transizione verso la sostenibilità – quali l’innovazione, il lavoro verde e la finanza sostenibile – sono motivo di ottimismo.
La protezione dell’ambiente è un investimento, non un costo
Jessika Roswall, commissaria per l’Ambiente, la resilienza idrica e un’economia circolare competitiva, ha sottolineato l’urgenza di «ripensare il legame tra ambiente ed economia e considerare la protezione della natura come un investimento e non come un costo. Una natura sana è la base per una società sana, un’economia competitiva e un mondo resiliente».
Ferma restando l’urgenza di un cambiamento radicale dei sistemi di produzione e di consumo, le politiche europee tracciano un percorso chiaro verso la sostenibilità.
Il Rapporto sottolinea la necessità di decarbonizzare i principali settori economici, tra cui i trasporti, e di diminuire le emissioni dell’agricoltura.
L’aumento della circolarità può ridurre la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di energia e di materie prime critiche.
Inoltre, investendo nella transizione digitale e verde dell’industria europea, l’Europa può migliorare la produttività e diventare un leader mondiale nell’innovazione verde.
L’Italia, tra punti di forza e criticità
Tra i punti di forza dell’Italia emergono lo sviluppo dell’agricoltura biologica, la crescita delle fonti rinnovabili (che supera il traguardo 2020 e punta al 38,7% entro il 2030), la riduzione delle emissioni di gas serra, l’estensione delle aree protette (21,7% del territorio che deve arrivare al 30% entro il 2030) e un tasso elevato di riciclo di materiali.
Esistono però criticità importanti: dalla gestione dei rifiuti alle sfide socio-economiche legate al divario generazionale, dalla scarsa mobilità sociale alla diffusa povertà energetica.
Le perdite economiche legate al clima sono in aumento, evidenziando la necessità di solide strategie di adattamento. Le sfide ambientali si intrecciano infatti con quelle sociali ed economiche, e richiedono un approccio integrato capace di coniugare tutela ambientale, innovazione e benessere collettivo.
Il consumo di suolo è un altro punto dolente: dal 2006 sono stati impermeabilizzati oltre 120 000 ettari, di cui il 40 % concentrati nelle regioni settentrionali, esercitando una pressione significativa sugli ecosistemi.













