Il 1° maggio l'Italia ha registrato prezzi elettrici pari o vicini allo zero per otto ore consecutive su tutte le zone di mercato

Azzeramento del Prezzo Unico Nazionale (PUN)
Lo scorso 1° maggio, mentre l’Italia celebrava la festa dei lavoratori, il sistema energetico italiano segnava una prima volta storica. Per quasi otto ore consecutive i prezzi dell’energia elettrica sono precipitati fino quasi all’azzeramento. Per la precisione, il Prezzo Unico Nazionale (PUN) ha toccato lo zero alle ore 15:00 di giovedì, in un evento che Italia Solare non stenta a definire “senza precedenti”.
In realtà, preso singolarmente, l’azzeramento del PUN non è un avvenimento straordinario. Lo sono, in questo caso, il lasso di tempo e l’estensione del fenomeno. E in un momento come quello attuale, in cui il sistema elettrico è posto al centro di molteplici attenzioni, pare opportuno guardare più da vicino.
Il PUN Index del GME
Ricordiamo che in realtà l’Italia ha abbandonato il Prezzo Unico Nazionale a favore di un mercato dell’elettricità – o, più precisamente, di un Mercato del Giorno Prima (MGP) – puramente zonale.
Quindi, quando si parla di PUN, si fa riferimento oggi al PUN Index GME, il prezzo medio dell’elettricità all’ingrosso in Italia calcolato a consuntivo, considerando i volumi di compravendita nelle diverse zone di mercato.
Il sito del Gestore del Mercato Elettrico (GME) mostra chiaramente come in data 1° maggio tale prezzo sia passato da un valore attorno ai 95 €/MWh delle prime ore della giornata a soli 13 €/MWh alle 10:00, per tenersi a 1 €/MWh o sotto fino alle 17:00. Per tornare sopra i 10 €/MWh alle 18:00 e sopra i 110 €/MWh alle 20:00 di sera; con un picco di 141,12 €/MWh alle 21:00. Un trend che ha caratterizzato non solo la media, ma anche i prezzi su tutte le zone di mercato italiane.

Non si è registrato, ovviamente, alcun prezzo negativo, dal momento che l’MGP italiano ancora non lo consente, ma tutto fa pensare all’elevata possibilità di un PUN ancora più basso.
PUN a zero, quali i motivi?
Ma da cosa è dipeso questo calo improvviso? Guardando ai dati del settore pubblicati da Terna, appare facile immaginare che si tratti di una combinazione sinergica tra una domanda di energia elettrica significativamente ridotta – tipica di un giorno festivo – e una produzione eccezionalmente elevata. In questo scenario, l’offerta di energia a basso costo ha superato la domanda, spingendo il prezzo marginale nel mercato all’ingrosso fino allo zero.
Nel dettaglio, i grafici sulla produzione elettrica mostrano alle ore 15:00 un contributo massiccio in termini di potenza impegnata del fotovoltaico (11.40 GW) e dell’autoconsumo (stimabile in gran parte fotovoltaico, 5.29 GW), capaci di coprire assieme una parte preponderante del fabbisogno totale, stimato tra i 23 e i 24 GW. Questo elevato apporto di energia a costo marginale nullo o molto basso ha saturato l’offerta, spingendo il prezzo marginale, e di conseguenza il calcolo del PUN, a zero.

“Il fotovoltaico riduce le bollette per tutti, a cominciare dalle imprese che hanno contratti indicizzati al prezzo all’ingrosso”, ha commentato in una nota stampa Paolo Rocco Viscontini, presidente di ITALIA SOLARE. “Questa è la dimostrazione pratica che più solare significa meno spesa energetica per tutti. Si può fare continuando ad assicurare la sicurezza della rete, come già si sta facendo in Italia grazie a regole molto ferree a cui devono sottostare i produttori, prevenendo situazioni emergenziali come si sono verificate in Spagna con il recente blackout“.
Investire nell’accumulo
Tuttavia, la stessa associazione fa notare come la presenza prolungata di prezzi nulli che, come succede già in alcuni Paesi europei, potrebbero un giorno diventare negativi, ponga alcune sfide al sistema. Queste in parte prettamente economiche, ma che vanno a braccetto con il concetto di flessibilità del sistema.
I prezzi nulli o negativi segnalano, infatti, un eccesso di offerta che la rete deve essere in grado di gestire. Come? Oggi le risposte più immediate sono il cosiddetto curtailment (limitazione della produzione) e l’esportazione (se i mercati esteri sono disposti ad assorbirla), con un piccolo ruolo coperto anche dall’energy storage. Per non rinunciare a questo surplus, è necessario investire nelle centrali di accumulo, permettendo così di spostare parte dei picchi solari dalle ore centrali verso le fasce serali.
“È importante – scrive Italia Solare – tutelare i produttori fotovoltaici che, in caso di prezzi nulli prolungati o di frequenti limitazioni della produzione imposte dal gestore di rete, rischiano di avere ricavi non sufficienti a coprire i costi. In questo contesto, la recente delibera ARERA 128/2025, approvata lo scorso 28 marzo ed entrata in vigore il 1° aprile, estende finalmente a tutte le fonti rinnovabili non programmabili – incluso il fotovoltaico – il diritto alla remunerazione per la mancata produzione dovuta a esigenze di rete. Una misura importante che, fino a oggi, era riconosciuta solo all’eolico, e che rappresenta una protezione necessaria in un sistema nel quale i curtailment potrebbero diventare sempre più frequenti se non si sviluppano tempestivamente gli accumuli”.