Nel XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Coldiretti si è discusso di valore del cibo, di alimentazione sana, di sicurezza alimentare in tempi difficili. L’agroalimentare – che vale 707 miliardi di euro – deve essere considerato un’infrastruttura strategica per il Paese, come ferrovie, condotte o approvvigionamenti energetici

Il valore della filiera agroalimentare
Una filiera agroalimentare da 707 miliardi di euro. Un valore che dal campo alla tavola, è pari a quello di venti manovre finanziarie. Parliamo di 4 milioni di occupati e 700mila imprese.
Coldiretti ha aperto a Roma il XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione in collaborazione con The European House – Ambrosetti.
Una giornata intensa, in cui numerosi ospiti di prestigio hanno discusso di valore del cibo, di alimentazione sana, di sicurezza alimentare in tempi difficili.
Le crisi mondiali arrivano sulle nostre tavole
Il 79% degli italiani ritiene che l’autosufficienza alimentare sia una priorità strategica per il Paese, come l’energia.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenuto al panel “Guerra commerciale: la fine della globalizzazione?”, ha ricordato quanto le guerre incidano sulle crisi alimentari, anche a distanza: «Oggi una crisi in Medio Oriente o in Ucraina non è più lontana: arriva sulle nostre tavole, nei costi dell’energia, nelle difficoltà degli agricoltori e delle famiglie».
La stabilità globale, invece, garantisce sviluppo e sicurezza alimentare.
Ai nostri militari in missione nel mondo sono riconosciuti rispetto e umanità: «Non sono simbolo di forza o di prevaricazione, ma di dialogo. È un tratto culturale che nasce dal nostro modo di essere italiani e che si riflette anche nel mondo agricolo, dove la pazienza, la solidarietà e il rispetto della terra sono valori quotidiani»
L’agricoltura ha un valore strategico
L’export agroalimentare ha sfiorata i 70 miliardi di euro nel 2024. L’obiettivo è portarlo a 100 miliardi di euro nel 2030. Obiettivo realizzabile? Secondo Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, capacità e qualità ci sono: «La nostra agricoltura ha dimostrato di essere un motore insostituibile di crescita, capace di generare valore, occupazione e identità.
Il cibo è il simbolo più riconoscibile del Made in Italy nel mondo e la prima ricchezza nazionale e la nostra filiera guida l’Europa per sostenibilità e qualità.
Un comparto strategico che va difeso con determinazione soprattutto in un momento delicato con conflitti, guerre commerciali ed effetti dei cambiamenti climatici che minano la sicurezza mondiale».
Un quadro critico che non può prescindere dai dazi statunitensi. La politica attuale degli USA ha rovesciato alleanze storiche mentre i dazi sono diventati il sistema per regolare rapporti politici anziché per dare delle regole alla globalizzazione.
Nello specifico, l’effetto sull’agroalimentare italiano è molto pesante, anche perché gli Stati Uniti sono un importante mercato di sbocco per le merci italiane. Alla realtà dei numeri, inoltre, si è aggiunto un comportamento altalenante che destabilizzato ulteriormente i mercati.
Il pericolo dei cibi ultra processati
Particolarmente interessante il panel “La guerra nel piatto: il pericolo dei cibi ultra formulati per la salute” in cui si è affrontato il tema dell’alimentazione sana, soprattutto perché il consumo di cibi ultra-processati sta compromettendo la salute dei giovani.
Nelle scuole si dovrebbe programmare il menù delle mense con cibi sani e genuini, nonché rivedere il contenuto dei distributori automatici, che propongono bevande zuccherate e merendine ricche di sale, grassi e zuccheri.
Come ha sottolineato Antonio Gasbarrini, docente di Medicina interna nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, serve un cambiamento radicale, ovvero dobbiamo tornare a mangiare in modo naturale preferendo cibi freschi.
I primi protagonisti del cambiamento devono essere i bambini, che sono sempre meno attivi, mangiano alimenti ipercalorici e hanno la salute compromessa.
In tutto il mondo hanno problemi di obesità e sovrappeso, condizione che li rende futuri candidati a malattie croniche con costi sanitari insostenibili.

Educare all’alimentazione consapevole
Nel Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione è stata sottolineata l’importanza di un’alimentazione consapevole.
Sulla necessità di un’educazione alimentare che deve iniziare fin dai primi anni di scuola si è espresso in un video-intervento anche il ministro della Salute Orazio Schillaci: «Rafforzare i programmi di educazione alimentare, soprattutto nelle scuole, per aiutare i più giovani a compiere scelte consapevoli è uno degli obiettivi dell’Italia per proteggere la salute dei cittadini e valorizzare le nostre tradizioni, unendo innovazione, ricerca e responsabilità, condivisa tra istituzioni, produttori e società civile».
Tema sul quale concorda anche il 91% degli intervistati in un rapporto Coldiretti/Censis.
L’allerta dei ministri della Salute
L’abuso di prodotti industriali ricchi di additivi, zuccheri e grassi è stata associata ad un «aumento di patologie croniche e non trasmissibili, come obesità, diabete, malattie cardiovascolari e metaboliche.
Non a caso, in vista del prossimo G20 Salute, i ministri della Salute stanno elaborando una dichiarazione che inserisce la lotta ai fattori di rischio per malattie non trasmissibili tra le priorità globali», ha proseguito Schillaci.
Sottolineando che le nostre filiere agroalimentari di qualità rappresentano un’alternativa sicura e salutare ai prodotti ultra processati, il ministro ha ricordato la «recente approvazione della legge che vede l’Italia prima al mondo nel riconoscere l’obesità come malattia cronica».
Naturale e ultra processato a confronto
Per evidenziare meglio i rischi legati a un’alimentazione scorretta, durante il Forum di Coldiretti un tavolo dimostrativo con esempi concreti di prodotti di largo consumo preferiti dai più giovani – energy drink, snack dolci e salati, merendine confezionate, cibi precotti – ne evidenziava gli ingredienti e i rischi per la salute. Ad esempio:
- le bevande dall’alto contenuto di caffeina e zuccheri possono favorire insonnia, ansia e disturbi cardiaci, mentre la presenza di taurina può contribuire all’insorgenza di leucemia;
- le merendine industriali o le barrette energetiche, ricche di zuccheri raffinati e grassi saturi, contribuiscono a sbalzi glicemici e aumento di peso;
- i piatti precotti o preconfezionati, come bastoncini di pesce o budini, contengono quantità elevate di sodio, conservanti e additivi che possono incidere sul rischio di ipertensione e malattie cardiovascolari.
Come contraltare, un altro tavolo proponeva invece cibi sani e genuini: pane e marmellata, latte, frutta, pasta al pomodoro, pollo con patate, ciambellone.
L’agricoltura come infrastruttura strategica
La filiera agroalimentare non può fare a meno della tecnologia se vuole essere competitiva, ha affermato Teo Luzi, presidente di Italtel: «L’innovazione, dall’uso dei droni all’intelligenza artificiale, dalla robotizzazione alla gestione avanzata degli stoccaggi, è essenziale per garantire efficienza e competitività. È necessario utilizzarla con consapevolezza, fiducia e attenzione».
Luzi ha sottolineato che l’agricoltore deve rimanere protagonista del processo produttivo, pur in un contesto fortemente innovativo.
Parlare di innovazione è parlare di infrastrutture e di sicurezza, a cominciare da quella informatica che rappresenta un fattore di forte vulnerabilità per la filiera agroalimentare. Infatti anche grandi aziende agroalimentari hanno subito attacchi informatici.
Luzi ha poi fatto una considerazione che sollecita riflessioni anche a livello politico: «L’agroalimentare deve essere considerato un’infrastruttura strategica per il Paese, alla pari di ferrovie, condotte o approvvigionamenti energetici.
Difendere la filiera significa tutelare la qualità della vita dei cittadini e garantire la sicurezza nazionale. È fondamentale che le risorse pubbliche e private siano destinate anche a questo scopo».
Quale IA?
L’intervista a Marco Nakamura, docente italo-giapponese di Etica delle Tecnologie Cognitive, su possibilità e applicazioni dell’intelligenza artificiale ha fatto riflettere.
Nakamura vede nell’IA uno strumento per ampliare le capacità dell’uomo, che deve però mantenere sempre il controllo. Il rischio, infatti, non viene dalla tecnologia in sé ma dalla mancanza di controllo della stessa e dall’assenza di cultura critica.
Alla fine dell’intervista è stato rivelato che Nakamura era un avatar realizzato con l’intelligenza artificiale.
Esistono preoccupazioni per l’impatto ambientale delle nuove tecnologie, dal momento che server e infrastrutture digitali consumano grandi quantità di acqua e di energia.
Tuttavia la tecnologia sta rivoluzionando positivamente l’agricoltura: con i sistemi di precisione è possibile ottimizzare la produzione, ridurre i consumi di acqua e di energia e l’impiego di sostanze di sintesi.
Se da un lato tramontano i lavori tradizionali, dall’altro si stanno aprendo opportunità per nuovi professionisti. Nei prossimi anni, secondo Coldiretti, serviranno almeno 5mila nuove posizioni per accompagnare la digitalizzazione dell’agricoltura.
«Il progresso tecnologico è un motore di sviluppo, ma non bisogna separare il progresso tecnico da quello umano. Il rischio è l’affermarsi di una fiducia cieca nella tecnologia e in chi la controlla, con una crescente deresponsabilizzazione dell’uomo di fronte alle sfide future», ha commentato Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti.
L’Europa non sarà più al centro della produzione agricola
Il tema della sicurezza alimentare è tornato in primo piano dopo il Covid-19 e le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, ha evidenziato Maurizio Martina, direttore generale aggiunto della FAO: «Abbiamo riscoperto il valore della sovranità alimentare e la necessità di garantire sistemi agricoli più resilienti. La pandemia prima e i conflitti poi ci hanno ricordato quanto fragile sia la catena dell’approvvigionamento globale».
Il futuro della produzione agricola mondiale non vede più l’Europa al centro. Se crescerà di circa il 14%, come stimano le previsioni, l’Europa sarà superata da Asia e America Latina.
Una grande sfida per i sistemi produttivi europei: se da un lato sono quelli più avanzati, dall’altro devono fare i conti con i crescenti costi di produzione, e in particolare con quelli dell’energia.

Piccolo non è bello
«In Italia abbiamo sempre pensato che “piccolo è bello”. Ma oggi non basta più. Dobbiamo crescere, anche come sistema Paese, e difendere le nostre filiere produttive.
Ogni volta che un’azienda italiana viene acquisita da un gruppo straniero, perdiamo un pezzo di sovranità economica. Dobbiamo smettere di rassegnarci e imparare a fare sistema, come fanno gli altri Paesi europei».
Le parole di Carlo Cimbri, presidente del Gruppo Unipol e di UnipolSai Assicurazioni, sono suonate come una sveglia per l’agroalimentare italiano.
Deve cambiare la lente con cui si guarda il rapporto tra finanza e agricoltura. Innanzi tutto c’è un problema di dimensioni delle aziende agricole, ha detto Cimbri al Forum di Coldiretti.
La buona finanza fa crescere l’economia
«Bisogna passare da imprese individuali a imprese societarie. È un cambiamento profondo, non solo formale, che comporta una diversa organizzazione, maggiori dimensioni e una più forte capacità di competere sui mercati».
La buona finanza fa crescere l’economia, sostiene Cimbri. Quindi «non c’è motivo per cui la finanza non debba considerare l’agricoltura un settore produttivo in cui investire».
E per il futuro? Secondo Cimbri «l’agricoltura italiana ha le capacità e il know-how per essere protagonista anche all’estero, ma deve dotarsi di strumenti nuovi, di una struttura più solida e di una cultura finanziaria moderna.
Il futuro del settore passa dalla capacità di fare impresa, investire capitale e crescere in dimensione e ambizione».
Federico Vecchioni, presidente di BF SpA, concorda con Cimbri: «Il binomio agricoltura-finanza non solo è possibile, ma rappresenta una concreta opportunità di crescita per l’intero settore».
Infatti alcune piccole e medie imprese agricole stanno prendendo forme più strutturate e sono in grado di attrarre capitale di rischio e sostenere piani di sviluppo.
Al Forum di Coldiretti l’agricoltura vista dall’economia
Al termine della prima giornata del Forum di Coldiretti è intervenuto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
«I numeri dell’agroalimentare italiano parlano da soli: dieci anni fa l’export valeva 37 miliardi, e ci si chiedeva se fosse realistico arrivare a 50 nel 2025. Oggi abbiamo superato i 70 miliardi.
È il risultato della forza del sistema agricolo e agroindustriale italiano, che ha saputo intercettare la domanda mondiale anche dopo lo shock pandemico».
Ma le politiche protezionistiche, come i dazi USA, stanno cambiando le regole che hanno governato il commercio internazionale «creando distorsioni della concorrenza che penalizzano le nostre imprese, le quali rispettano standard ambientali e sanitari tra i più elevati al mondo».
Ridefinire le regole del commercio globale
Qual è la strada da seguire? Per Giorgetti «non possiamo accettare che modelli economici o politici fondati sul “dumping” spiazzino le nostre produzioni, fondate invece su valori culturali e regole condivise.
È necessario ridefinire le regole del commercio globale per proteggere chi compete correttamente. Dobbiamo farlo valorizzando i nostri punti di forza: la qualità del lavoro agricolo, la capacità della filiera, la forza del marchio Italia, sostenuti da un efficace sistema pubblico di supporto all’export».
Cosa farà concretamente il Governo? «Con la riforma del cuneo fiscale, la riduzione dell’Irpef e il rinnovo dei contratti, vogliamo favorire una crescita dei redditi che alimenti la fiducia e i consumi».
Giorgetti, infine, ha ricordato che il Governo ha destinato al settore dell’agricoltura 15 miliardi di euro e che ha avviato la «valorizzazione del patrimonio fondiario pubblico per facilitare l’accesso alla terra dei giovani imprenditori agricoli».
Investimenti ingenti in quello che ritiene un elemento strategico per l’economia del Paese.













