A Nizza riunite le delegazioni di 120 Paesi, compresi più di 50 capi di Stato e di Governo, con l'obiettivo di salvare l'oceano sofferente.

di Ermina Voccia
Il trattato Onu sull’alto mare ha ricevuto abbastanza sostegno da parte degli Stati e potrebbe entrare in vigore all’inizio del 2026. Parlando a chiusura del primo giorno di lavori della terza Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano, organizzata per la prima volta a Nizza, il Presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato che ad oggi 55 Paesi hanno ratificato il trattato e altri 30 potrebbero farlo entro la fine di quest’anno. “Significa che il trattato potrà entrare in vigore il primo gennaio del prossimo anno, finalmente disporremo di uno strumento internazionale per regolamentare e amministrare l’alto mare“, ha detto Macron.
Il surriscaldamento globale, l’attività estrattiva in acque profonde e la pesca incontrollata minacciano seriamente gli ecosistemi marini e senza strumenti di protezione adeguati le acque internazionali rischiano danni irreversibili. “Mentre la Terra si riscalda, l’oceano ribolle“, ha affermato il Presidente francese ad apertura della conferenza. “Gli scienziati ci stanno dicendo cose che non avremmo mai potuto immaginare: ondate di calore proprio al cuore del nostro oceano. E con l’innalzamento del livello del mare, oltre alla minaccia delle fuoco, la prospettiva che si profila all’orizzonte è la sommersione“.
L’Oceano fornisce uno scudo vitale contro il surriscaldamento del clima, assorbendo quasi il 30% delle emissioni di CO2. Se si riscalda, gli ecosistemi marini e la naturale capità di assorbimento dell’anidride carbonica sono compromessi.
Anche il Brasile si è impegnato a ratificare il trattato Onu sull’alto mare entro la fine del 2025 per assicurare una gestione trasparente e condivisa della biodiversità oltre i confini nazionali. Lo ha annunciato il Presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, intervenuto al summit di Nizza. Il Brasile risente in maniera particolare del cambiamento climatico. Nel 2025 il bioma amazzonico ha visto la perdita maggiore di foresta dal 2016.
Cosa prevede il trattato Onu sull’alto mare
In Francia sono riunite le delegazioni di 120 Paesi, compresi più di 50 capi di Stato e di Governo, con l’obiettivo di salvare l’oceano sofferente. I lavori dureranno fino a venerdì 13 giugno. Firmato due anni fa, il trattato Onu sull’alto mare, o High Seas Treaty, stabilisce i meccanismi utili a preservare e sfruttare in modo sostenibile la biodiversità marina nei due terzi dell’oceano non soggetti alla giurisdizione nazionale dei singoli Stati.
Il nome formale del trattato è Agreement on the Conservation and Sustainable Use of Marine Biodiversity of Areas Beyond National Jurisdiction (BBNJ) ed è previsto che entri in funzione a 120 giorni dalla ratifica di 60 Paesi. l’Unione Europea e sei dei suoi Membri l’hanno ufficialmente ratificato a maggio di quest’anno. Il testo prevede la designazione di aree protette e strumenti per garantire la protezione della biodiversità marina in alto mare. I sostenitori auspicano che l’accordo contribuisca a proteggere il 30% delle terre e dei mari del pianeta entro il 2030, come previsto dalla COP15 sulla biodiversità a dicembre.
Più nello specifico l’accordo guarda alla conservazione, al ripristino e al mantenimento della diversità biologica e degli ecosistemi. Per realizzare questi propositi il testo include misure necessarie all’effettiva attuazione dell’accordo e strumenti per favorire un maggiore coordinamento internazionale. I temi fondamentali sono quattro:
- Risorse genetiche marine, compresa una equa e giusta condivisione del benefici
- Istituzione di aree marine protette
- Obblighi e valutazione dell’impatto ambientale
- Trasferimento di tecnologia marina
“Raggiungere le 60 ratifiche sarebbe in risultato enorme ma, affinché il trattato sia efficace il più possibile, abbiamo bisogno che tutto il mondo sia coinvolto. Il prossimo passo sarà passare da 60 Paesi all’obiettivo globale“, ha detto Rebecca Hubbard, direttrice dell’Allleanza per l’Alto Mare.
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L’elefante “fuori” dalla stanza: gli Stati Uniti
A Nizza si nota non poco l’assenza degli Stati Uniti. Washington ha deciso di saltare la conferenza e un portavoce del Dipartimento di Stato ha spiegato che il summit è in contrasto con l’attuale orientamento dell’Amministrazione statunitense. Anni e anni di impegni e promesse per l’oceano rischiano di trasformarsi in un nulla di fatto a causa dell’opposizione del Presidente Donald Trump, responsabile già di aver escluso gli Stati Uniti da altri progetti a favore del clima. In aggiunta, dall’Europa alcuni Stati premono per un alleggerimento degli impegni climatici previsti dall’Unione.
“Gli Stati Uniti non hanno ratificato il trattato Onu per l’alto mare e di certo non lo faranno durante i lavori di questa conferenza“, ha aggiunto Rebecca Hubbard. “Se non lo ratificano, non sono tenuti a rispettarlo. L’implementazione dell’accordo richiederà anni ma è di importanza cruciale cominciare adesso. Non permetteremo agli Stati Uniti di impedire che cià avvenga“, ha concluso Hubbard.
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