Bruxelles evidenzia che l’Italia dovrà investire nel potenziamento della rete elettrica e in strumenti normativi che possano assicurare una giusta transizione

di Ermina Voccia
La valutazione della Commissione Europea sul PNIEC dell’Italia presentato dal governo Meloni evidenzia che Roma ha recepito solo in parte le raccomandazioni. L’esecutivo UE ha pubblicato la valutazione dei Piani Nazionali Energia e Clima (PNIEC) presentati dai singoli Stati membri. Ad oggi, mancano i piani di tre Paesi: Polonia, Estonia e Belgio. Bruxelles esorta l’Italia ad attuare tutte le misure necessarie a raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici nazionali.
Francesca Bellisai, Analista ECCO, think tank italiano per il clima, ha commentato la valutazione dell’UE del PNIEC dell’Italia:
“La valutazione della Commissione Europea sui Piani Nazionali Energia e Clima mostra che l’Europa può raggiungere gli obiettivi climatici, a patto che gli Stati membri non tornino indietro sulle politiche annunciate. La transizione va a velocità differenti nei vari Paesi dell’Unione e in Italia permangono significativi ritardi nei settori trasporti e residenziale. A questo si affianca una governance fragile, in assenza di una Legge Clima che possa declinare il piano nelle dimensioni particolari. Bruxelles evidenzia che l’Italia dovrà investire nel potenziamento della rete elettrica e in strumenti normativi che possano assicurare una giusta transizione.”
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La valutazione della Commissione UE sul PNIEC dell’Italia
Sul fronte delle emissioni di gas serra, la Commissione comunica che l’Italia prevede un taglio del 49% entro il 2030 e del 60% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990, Iincluso il settore LULUCF (uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura) ed escluso il trasporto aereo internazionale. Il piano italiano però non spiega come Roma intenda arrivare all’obiettivo del meno 43,7% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. In base alle misure e le politiche pianificate, l’Italia arriverà a una riduzione solo del 40,6%, dunque 3,1 punti percentuali sotto gli obiettivi nazionali fissati regolamento ESR (Effort Sharing Regulation).
L’ESR comprende anche il settore dei trasporti, dove l’Italia registra notevoli ritardi. Le emissioni derivanti dai trasporti sono diminuite notevolmente e la Commissione considera giusti e tempestivi gli interventi previsti ma il piano fa affidamento su una rapida diffusione dei veicoli elettrici (4,3 milioni di veicoli elettrici a batteria più 2,2 milioni di ibridi plug-in entro il 2030) e su un aumento di 6 volte dell’uso dei biocarburanti entro il 2030. L’essecutivo Ue rietiene tali obiettivi incompatibili con la flotta di mezzi esistenti e all’uso ancora limitato di biocarburanti. Inoltre, il piano italiano menziona ancora interventi a sostegno a veicoli e navi alimentati da combustibili fossili.
L’Italia deve ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili sia nei trasporti che nell’edilizia. L’esecutivo Ue esorta il governo italiano ad affrontare la questione favorendo la diffusione dei veicoli elettrici attraverso incentivi fiscali e tasse sulla CO2. Come sottolineano i dati Ispra per il 2024, nel settore dei trasporti le emissioni continuano a crescere e costituiscono il 28% di quelle nazionali. Le emissioni per oltre il 90% dal trasporto stradale e sono cresciute di quasi il 7% dal 1990.
L’Italia si è impegnata a ridurre gradualmente i sussudi ai combustibili fossili ma la Commissione avverte che il governo non ha presentato alcuna tabella di marcia utile e necessaria a realizzare questo proposito. Il PNIEC dell’Italia prevede l’abbandono dei combustibili fossili per uso energetico entro gennaio 2029 per la Sardegna e gennaio 2026 per il resto delle regioni. La capacità di realizzare questo proposito dipenderà dalla disponibilità di fonti alternative di energia, tuttavia il documento non mostra in che modo l’Italia intenda allinearsi agli interventi finanziati dal Just transition fund in Sardegna. Inoltre, manca, spiega la Commissione, una tempistica degli impegni aggiornati per l’abbandono del carbone. L’Italia cita ritardi nell’eliminazione graduale del carbone rispetto alla tempistica prevista per l’area del Sulcis Iglesiente in Sardegna.
Per quanto riguarda l’agricoltura le emissioni di gas serra non sono state ridotte. Il piano italiano non spiega come finanziare le misure previste, quale sarebbe il loro impatto e in che modo tali misure intendano contribuire a contenere le emissioni e a soddisfare gli obiettivi climatici.
Anche il settore residenziale è in ritardo. L’Italia è chiamata ad accelerare la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori e quelli degli individui vulnerabili. L’Italia deve fare di più per promuovere l’elettrificazione del riscaldamento.
La Commissione avverte del divario tra UE e Italia nel settore forestale (LULUCF) e nelle politiche per le rinnovabili. Sul fronte delle energie rinnovabili l’Italia non è in linea con gli obiettivi europei. Il piano definitivo punta a un contributo delle energie rinnovabili al consumo finale lordo di energia del 39,4% entro il 2030, leggermente sotto il contributo previsto del 40,5%. Il target europeo, però, e 42,5% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Il governo italiano è chiamato anche a risolvere il problema della dipendenza da tecnologia rinnovabile e carburanti importati dall’estero (ad esempio bioenergia e biogas importati).
Sul fronte della Giusta Transizione Bruxelles riconosce l’attenzione data alla tecnologie pulite. Tuttavia, manca una descrizione precisa dell’impatto su società e occupazione, in particolare per le categorie più vulnerabili. Il piano non fornisce la base analitica per la preparazione del Piano Sociale per il Clima (da presentare entro fine giugno), come le informazioni sull’impatto derivante dall’adozione del nuovo sistema di scambio di quote di emissione (ETS2).
QUI la valutazione della Commissione Europea