Per misurare la nostra tolleranza al caldo estremo si usa un indicatore che integra temperatura e umidità, il Twb. Finora si pensava che il limite umano fosse intorno ai 35°C Twb. Un nuovo studio empirico lo abbassa a 26-31°C Twb

La capacità del nostro corpo di mantenere una temperatura stabile in condizioni di caldo estremo è inferiore rispetto a quanto ipotizzato in passato. Siamo più vulnerabili al cambiamento climatico. O, per dirla in un altro modo, l’impatto del climate change sulla salute si farà sentire più di quanto si riteneva finora. Dai limiti della tolleranza umana al caldo dipende l’adattabilità del nostro organismo a un pianeta sempre più caldo e umido.
Lo sostiene uno studio recente condotto dall’Università di Ottawa, il primo a validare empiricamente i limiti per la termoregolazione umana attraverso un metodo sperimentale innovativo.
Caldo umido, mix letale
I pericoli per il corpo umano non derivano solo dalla temperatura ma dalla combinazione tra caldo e umidità. Più aumenta il caldo umido, meno efficace è la termoregolazione. L’aria è più satura di vapore acqueo e il corpo fatica a espellere sudore, il meccanismo di base con cui regoliamo la nostra temperatura interna.
Finora, gli studi scientifici hanno avanzato diverse ipotesi (solo teoriche) su quali potessero essere i limiti per l’uomo. Limiti che si distribuiscono su una forchetta di valori piuttosto ampia. Lo studio dell’università canadese ha il merito di aver fornito una prima indicazione empirica su quale sia lo spettro di valori di temperatura-limite più probabile. Ed è nella parte bassa della forchetta.
Tolleranza umana al caldo, identificati i limiti reali
Gli scienziati hanno esposto 12 volontari a diverse condizioni di calore e umidità utilizzando un protocollo “thermal-step”. Questo metodo prevede aumenti progressivi della temperatura e dell’umidità per individuare il punto critico in cui la termoregolazione diventa impossibile. A differenza di studi precedenti, i partecipanti sono poi stati sottoposti a un’esposizione prolungata di 9 ore a condizioni di temperatura e umidità superiori ai loro limiti stimati, al fine di validare i risultati ottenuti.
I volontari sono stati esposti a una temperatura di 42°C con un’umidità relativa del 57%, corrispondente a un indice di calore (humidex) di circa 62°C. I risultati sono stati inequivocabili: la temperatura corporea centrale dei partecipanti ha continuato a salire senza sosta, e molti non sono stati in grado di completare l’intero periodo di esposizione.
Quando fallisce la termoregolazione?
Uno degli aspetti più significativi della ricerca è la revisione dei limiti di sopravvivenza umana alle alte temperature. Studi precedenti suggerivano un valore teorico di temperatura a bulbo umido (wet-bulb temperature, Twb) pari a 35°C come limite massimo di sopravvivenza. Tuttavia, i nuovi dati indicano che la termoregolazione diventa inefficace già tra i 26°C e i 31°C Twb.
Le misurazioni sperimentali hanno rivelato che la temperatura corporea centrale ha iniziato a salire in modo incontrollato a un valore medio di Twb di 32,3°C. Quando i partecipanti sono stati esposti a condizioni superiori a questa soglia (Twb di circa 33,7°C), la loro temperatura corporea ha continuato ad aumentare fino a raggiungere livelli pericolosi. Le proiezioni hanno stimato che in tali condizioni il corpo umano potrebbe raggiungere una temperatura letale di 40,2°C in appena 10 ore.
Anche a livelli leggermente inferiori (Twb di circa 30,9°C), la termoregolazione risultava compromessa, sebbene con una progressione più lenta: in questo caso, la temperatura corporea avrebbe impiegato oltre 24 ore per raggiungere i 40,2°C.
L’impatto del cambiamento climatico sulla salute umana
Le implicazioni sono allarmanti. Con il tasso di crescita del riscaldamento globale di oggi (andiamo verso 2,7°C entro fine secolo, con la prospettiva di sforare 1,5°C stabilmente già attorno al 2030), ampie aree geografiche potrebbero presto sperimentare condizioni di temperatura e umidità che superano i limiti di sopravvivenza umana. Un messaggio al centro anche dell’ultimo rapporto dell’IPCC.
“I nostri risultati sono particolarmente rilevanti poiché le stime dei limiti di termoregolazione vengono sempre più integrate nei modelli climatici su larga scala”, spiegano gli autori. “Sottolineano inoltre lo stress fisiologico che il corpo umano subisce durante un’esposizione prolungata a temperature estreme, una condizione che diventerà sempre più frequente a causa del cambiamento climatico”.