Mentre Bruxelles è prossima alla formalizzazione del divieto di importazione del gas dalla Russia, alcuni Stati membri fanno muro contro la proposta della Commissione.

L’indipendenza dall’energia russa percorre una strada tortuosa. Mentre la Commissione Europea si appresta a vincolare legalmente la sua proposta di stop al gas di Mosca, il Consiglio UE dell’Energia fatica a trovare una posizione comune sul tema.
I ministri dei Ventisette si sono incontrati ieri a Lussemburgo per discutere della roadmap del REPowerEU, la strategia presentata a inizio maggio dall’Esecutivo UE per eliminare completamente le importazioni energetiche russe dai mercati comunitari.
Stop al gas russo, la bozza della Commissione
Strategia che oggi dovrebbe già dare alla luce il suo primo obiettivo vincolante. Bruxelles presenterà stamane la proposta legislativa per bloccare l’importazione di gas da gasdotto e GNL russi a partire dal 1° gennaio 2026. Ma con alcune eccezioni.
Secondo il testo visionato dalla Reuters, gli accordi a breve termine sul gas russo firmati prima del 17 giugno 2025 godrebbero di un periodo di transizione di un anno, fino al 17 giugno 2026. Le importazioni degli attuali contratti a lungo termine verrebbero bloccate a partire dal 1° gennaio 2028.
Per il Blocco, che ha già ridotto la sua dipendenza dal gas di Mosca al 19%, lo sforzo appare oggi quanto mai fattibile. Ma se ci si concentra sulle diverse realtà nazionali, la situazione cambia. L’Austria ha smesso di acquistare gas naturale dalla Russia solo sei mesi fa, Ungheria e Slovacchia lo importano ancora. E sono proprio questi tre Paesi a rappresentare oggi il fronte di opposizione alla roadmap di Bruxelles.
Consiglio UE dell’energia, c’è chi dice no
Secondo il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, la proposta della Commissione mira a rendere impossibile l’acquisto di gas naturale e petrolio a basso costo; il che significherebbe “due, tre o persino quattro volte gli attuali costi delle utenze per gli ungheresi e le loro famiglie”. Non solo. l’Ungheria ha un contratto con la Russia valido fino al 2037 e un’interruzione prematura potrebbe anche comportare nuovi oneri finanziari per il mancato rispetto dell’accordo.
Anche l’austriaca Elisabeth Zehetner, segretaria di Stato all’Energia, ha espresso le sue preoccupazioni. “Stiamo assistendo a un’escalation in Medio Oriente, che sta già influenzando i prezzi”, ha sottolineato Zehetner durante il Consiglio UE dell’Energia. “Dobbiamo assicurarci di non scivolare da una dipendenza all’altra, soprattutto dagli Stati Uniti”.
L’Austria rimane possibilista nel riattivare in futuro le importazioni russe. “È ovvio che, una volta finita la guerra, questo dovrà essere ovviamente preso in considerazione”.
Una possibile scappatoia
Come risolvere i contrasti interni? Secondo la bozza del piano della Commissione, ai Paesi senza sbocco sul mare, proprio come Austria, Ungheria e Slovacchia, potrebbe essere concesso fino al 2027 per recedere dai contratti a breve termine con i fornitori russi.
Ma se ciò non dovesse bastare, come probabile, lo stop potrà contare su una base giuridica da approvare con il sostegno di una maggioranza rafforzata di Paesi e della maggioranza del Parlamento europeo.
Le Conclusione del Consiglio Ue dell’Energia del 16 giugno 2025
Nel documento di fine seduta, elaborato dalla Polonia, a cui spetta la presidenza semestrale, il Consiglio dell’Unione Europea ha chiesto alla Commissione di intensificare gli sforzi per raggiungere una piena indipendenza dai combustibili fossili, in linea con la dichiarazione di Versailles del marzo 2022.
Questo include la creazione di un mercato energetico pienamente integrato e interconnesso, rispettando il diritto di ogni Stato membro di scegliere il proprio mix energetico e supportando la diversificazione anche per i Paesi senza sbocco sul mare o isolati, potenziando le rotte di approvvigionamento alternative.
La Commissione è stata inoltre incaricata di completare l’Unione Energetica, garantendo una rapida implementazione delle normative esistenti e l’esecuzione delle misure previste dal Piano d’Azione per l’Energia Accessibile.
Si chiede inoltre che l’Esecutivo comunitario valuti la necessità di ulteriori proposte legislative per accelerare le autorizzazioni per le infrastrutture energetiche, lo stoccaggio e le energie rinnovabili, supportando gli Stati membri nell’implementazione. Bruxelles dovrà inoltre facilitare il completamento dei principali progetti di interesse comune a livello nazionale e presentare una valutazione dei fabbisogni finanziari per le infrastrutture energetiche esistenti e nuove.
Leggi QUI le conclusioni della Presidenza nel Consiglio UE dell’Energia sul rafforzamento dell’Unione dell’energia attraverso il rafforzamento della sicurezza energetica.
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