Andrea Crosetti, Head of Origination MET Energia Italia, riassume l'evoluzione del mercato elettrico nazionale individuando tre macro-driver della domanda elettrica futura
di Andrea Crosetti, Head of Origination MET Energia Italia
Nel 2004 ho iniziato a occuparmi di mercato elettrico. Il mercato elettrico, in realtà, era veramente agli albori.
Pochi anni prima, nel 1999, il decreto legislativo n.79 del 16 marzo 1999, detto anche decreto Bersani dal nome del suo ispiratore, fu l’atto normativo con cui l’Italia recepiva la direttiva comunitaria 96/92/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo del 19 dicembre 1996. Nei fatti, il decreto Bersani introdusse in Italia la liberalizzazione del settore elettrico. Gli effetti di questo provvedimento furono quelli di creare un mercato elettrico a vari operatori, che potevano diventare concorrenti tra loro. Si interrompeva un regime di fatto monopolistico, generatosi dalla precedente nazionalizzazione del 1962, dove l’unico operatore nazionale Enel poteva produrre e vendere energia elettrica agli utenti.
La Borsa elettrica (o IPEX, Italian Power Exchange) viene avviata il 31 Marzo 2004, generando il primo giorno di flusso del prezzo orario unico nazionale, il PUN, il giorno successivo, 1 Aprile 2004.
A quell’epoca, venti anni fa, non c’era altro scenario se non quello della crescita della domanda di energia elettrica. Dal secondo dopoguerra in poi, infatti, la domanda di energia elettrica, riflettente nei fatti la crescita economica dell’Italia, non aveva mai smesso di crescere, con un andamento pressoché lineare, interrotto se vogliamo nella sua linea di tendenza solo dalla crisi petrolifera degli anni 70.
Se nel 2004 si fosse chiesto a qualunque esperto del settore o società di consulenza di stimare l’andamento della domanda di elettricità dei decenni seguenti, tutti avrebbero predetto una costante crescita. Non vi era spazio per pensare a interruzioni della stessa, a saturazioni della domanda.
Il trend si interruppe invece nel 2008. Ciò che non fece la crisi petrolifera, lo determinò la crisi finanziaria che in quell’anno colpì dapprima l’economia statunitense, seguendo poi, nei mesi e anni successivi, l’intera economia mondiale. Non è difficile ritrovare i video dove i trader della Lehman Brother lasciano frettolosamente i loro uffici con le proprie cose raccolte in pochi scatoloni.
Il 2007 rimane l’anno con il picco della domanda Italiana, con poco meno di 340 TWh/anno, come ci certifica Terna (i cui dati sono riportati nel grafico seguente). Nel 2008 l’economia rallentò, e si interruppe una crescita della domanda elettrica che, a parte le due guerre mondiali, proseguiva da quando si cominciò a stimarla e a misurarla, nella seconda metà dell’800.
Non è difficile leggere in tutto questo un legame con lo stato dell’economia del nostro Paese: più energia elettrica consumiamo, più cresciamo economicamente. Questo significa che l’Italia economicamente non cresce più dal 2008? Non è questa la sede per questo tema, e chi scrive non vuole mostrare competenze non sue. Ci fermiamo a dire che l’indicatore energia elettrica ha smesso di crescere, ovvero, nei fatti, sta diminuendo da ormai 15 anni.
Va detto che negli ultimi anni, da quasi due decenni, si è fatto largo il tema dell’efficientamento energetico, ovvero delle soluzioni da intraprendere, a livello sia industriale che nel domestico e nel settore dei servizi, per diminuire i consumi a parità di prestazioni. Questo si è tradotto, ad esempio, nel pressochè totale abbandono delle lampadine ad incandescenza, per adottare quasi ovunque le lampadine a risparmio energetico, tipo al neon e poi successivamente a led. Le aziende, altro esempio, hanno adottato strumenti o sostituito tecnologie superate con altre nuove e più performanti, al fine di ridurre i propri consumi e certificarne i risultati. A livello normativo si è introdotto da diverso tempo lo schema dei Titoli di Efficienza Energetica, i TEE, noti anche come Certificati Bianchi, per creare un vero e proprio mercato per la riduzione dei consumi.
Oggi quindi, a valle delle recenti situazioni di crisi che abbiamo vissuto negli ultimissimi anni, e da cui forse non siamo ancora completamente usciti, come la pandemia del 2020 e la crisi dei prezzi energetici a valle del conflitto Russia-Ucraina del 2022, ci si domanda dove andrà il grafico della domanda nei prossimi anni. Si possono individuare tre macro-driver della domanda elettrica futura:
- Crescita economica (o de-crescita): benché non lineare, in generale una crescita economica necessiterà di un aumento dei consumi energetici.
- Efficientamento energetico: la scarsità delle risorse naturali insieme all’incremento demografico globale comporta la necessità di ottimizzare le stesse, e la ricerca di soluzioni sempre più efficienti guiderà le scelte energetiche future.
- Elettrificazione: insieme al tema dell’ottimizzazione delle risorse energetiche, anche il tema della diminuzione dei gas serra e dell’inquinamento dell’aria è stato, e sarà, uno dei driver principali dei prossimi decenni. Una soluzione è l’elettrificazione di attività industriali e commerciali fino ad oggi sviluppate con energia termica, al fine di poter verificare localmente emissioni zero, e spingere lo sviluppo delle energie rinnovabili.