La superficie terrestre esposta al rischio siccità è raddoppiata tra il 1900 e il 2020 e il fenomeno è diventato sempre più frequente e sempre più acuto nel corso degli ultimi decenni.

di Erminia Voccia
Il costo economico della siccità potrebbe aumentare di più di un terzo nei prossimi 10 anni senza riforme adeguate delle politiche idriche e dei sistemi di irrigazione. E a pagare di più saranno i Paesi con risorse limitate.
Ogni dollaro speso nella resilienza alla siccità può evitare di quasi dieci volte le perdite future, ha spiegato l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) nel Global Drought Outlook pubblicato il 17 giugno. Il rapporto offre una delle più recenti e complete valutazioni degli oneri che gravano su economie ed ecosistemi a causa della siccità ed enumera una serie di raccomandazioni politiche realizzabili da subito. In base al rapporto, la superficie terrestre esposta al rischio siccità è raddoppiata tra il 1900 e il 2020 e il fenomeno è diventato sempre più frequente e sempre più acuto nel corso degli ultimi decenni.
“Riteniamo che l’impatto economico della siccità oggi possa essere di sei volte superiore all’anno 2000 e i costi sono destinati a salire ancora, aumentando almeno del 35% entro il 2035“, ha affermato Jo Tyndall, direttore del Direttorato Ambiente dell’OCSE.
L’analisi sembra confermare ciò che gli scienziati stanno osservando da tempo: una maggiore incidenza della siccità abbinata a una minore capacità di resistenza da parte degli ecosistemi e delle infrastrutture dell’uomo. “La siccità non è più un evento meteorologico periodico ma una crisi geomorfologica“, ha detto a SciDev.Net Abdelhamid Kleo, professore associato di geomorfologia presso l’Università di Mansoura in Egitto.
A quanto ammonta il costo economico della siccità
L’OCSE stima che un singolo evento di siccità potrebbe arrivare a costare tra lo 0,1% e l’1% del PIL di una nazione, a seconda di quanto un sistema economico sia dipendente dall’agricoltura o dall’energia idroelettrica. La siccità incide sulla produttività, determina l’aumento dei prezzi, aggrava la povertà e causa il trasferimento di persone, in particolare nelle aree rurali. Essa condiziona settori chiave dell’economia come agricoltura, energia, trasporti e sanità. L’agricoltura è il settore a risentirne di più, dal momento che, in base alle stime, impiega quasi il 70% dell’acqua dolce disponibile nell’irrigazione dei campi.
Le aree geografiche più esposte
Nel mondo permangono molte disparità nella gestione e nella previsione del fenomeno della siccità e alcune aree geografiche appaiono più vulnerabili di altre. Africa subsahariana, Asia meridionale, Medio Oriente e Nord Africa hanno infrastrutture troppo deboli ed evidenziano una scarsa capacità di adattamento. In Etiopia, Sudan, Madagascar e Yemen è sempre più complesso garantire l’accesso all’irrigazione e all’acqua potabile. Tali condizioni minacciano la sussistenza, causano migrazioni e conflitti sulle risorse condivise come appunto l’acqua.
La desalinizzazione non è sempre una buona idea. Il rapporto dell’OCSE avverte che le soluzioni a breve termine come appunto la desalinizzazione o l‘estrazione eccessiva di acqua dalle falde acquifere possono causare problemi sia di natura economica che ecologica.
Leggi anche: Iraq: crisi climatica e fragilità, il futuro della sostenibilità
Come favorire il risparmio d’acqua
Il rapporto OCSE suggerisce tre strategie interconnesse da applicare per combattere la siccità. Il primo punto riguarda i sistemi di irrigazione. Meglio i sistemi a goccia o a pioggia rispetto all’irrigazione di superficie perché questi possono tagliare di quasi il 76% il consumo di acqua in alcune aree geografiche.
In secondo luogo, l’OCSE raccomanda una riforma della tariffazione dell’acqua e di adottare dei meccanismi di applicazione dei prezzi che siano maggiormente realistici e veritieri rispetto al valore reale della risorsa e del suo costo ambientale. Significa cancellare i sussidi inutili e dannosi a favore di tasse o incentivi più efficaci, tenendo conto anche delle esigenze delle comunità a basso reddito attraverso la tariffazione progressiva.
Il rapporto menziona alcuni esempi positivi da seguire, come le misure adottare in Australia, dove esistono degli strumenti di rimborso a favore delle famiglie che installano elettrodomestici a basso consumo idrico. L’analisi spiega che tariffe sul prelievo di acqua in alcuni contesti servono più che altro ad aumentare le entrate delle amministrazioni che come misure utili a promuoverne un uso efficiente. Ripensare i prezzi dell’acqua potrebbe non bastare a ridurre l’eccessivo prelievo di acqua dalle falde acquifere o a limitare il deterioramento costante degli ecosistemi. Per questo l’OCSE suggerisce di combinare misure tariffarie e non tariffarie, come incentivi economici e campagne di sensibilizzazione.
Terzo, il rapporto sottolinea l’urgenza di continuare a considerare l’acqua nel quadro dei piani di adattamento al clima attraverso delle strategie che comprendano agricoltura, energia e politiche efficaci di pianificazione urbanistica.