L’Arma dei Carabinieri svolge un ruolo importantissimo per la conservazione, il monitoraggio e la protezione dell’ambiente. Il Servizio Meteomont monitora la stabilità del manto nevoso e informa sul grado di pericolo valanghe, il Centro Nazionale Carabinieri Biodiversità è una vera e propria “banca della biodiversità”

Protezione e controllo ambientale, il ruolo dei Carabinieri
L’Arma dei Carabinieri è identificata generalmente con tutte le questioni che riguardano la pubblica sicurezza. Invece è impegnata su molti altri fronti, a cominciare da quello per la protezione e il controllo ambientale.
Dal 1° gennaio 2017 tutte le competenze del Corpo Forestale dello Stato sono passate all’Arma dei Carabinieri.
Ne parliamo con il Tenente Colonnello Emanuela Gini, alla guida del Servizio Meteomont dei Carabinieri. Laureata in Scienze biologiche, ha al suo attivo anche un master di secondo livello in Scienze della Sicurezza ambientale e un dottorato di ricerca in Biologia ambientale.
In cosa consiste il servizio Meteomont dell’Arma?
È un Servizio di eccellenza nell’ambito della sicurezza e del monitoraggio ambientale in ambiente montano.
Il Servizio ha come compito il costante monitoraggio delle condizioni meteo-nivologiche attraverso la raccolta e l’analisi di dati il cui prodotto finale è il Bollettino di previsione del pericolo valanghe, emesso quotidianamente, al fine di informare i fruitori della montagna sulla stabilità del manto nevoso e quindi sul grado di pericolo valanghe.
Il personale Meteomont può essere considerato come un “cacciatore di criticità”, “investigatori della neve”.
Non tutte le nevicate sono uguali. La neve varia al variare delle condizioni meteoclimatiche e ambientali, in particolare la temperatura e l’azione del vento che modella e distribuisce la neve (il vento è un costruttore di valanghe).
Il manto nevoso è composto da diversi strati che raccontano una storia, un po’come gli anelli di accrescimento degli alberi quando si osserva la sezione di un tronco.
Gli strati che compongono un manto nevoso restituiscono, a chi li sa leggere, una serie di informazioni ambientali: parlano di suolo, di vegetazione, di scambi energetici, di meteorologia, di paesaggio, di fisica, di chimica, di geologia, di meccanica (là dove l’attenzione si orienta sull’indagine della stabilità del manto nevoso e quindi sul pericolo di distacco di una valanga).
Attraverso l’App Meteomont, scaricabile e fruibile da tutti o andando sul nostro sito si trovano i Bollettini di previsione neve e valanghe di tutti i sotto settori montani dei 10 Centri settore di cui è composta la nostra rete di monitoraggio nazionale e le informazioni di dettaglio.
Quali sono le competenze richieste per lavorare nel Meteomont?
Il personale che vi lavora ha vari profili: l’Osservatore meteonivometrico opera nelle nostre 150 stazioni meteonivologiche tradizionali, dislocate strategicamente in territorio montano, per l’attività quotidiana di rilevamento; gli Esperti neve e valanghe, personale altamente qualificato, specializzato sciatore fuori pista e addestrato nelle diverse discipline alpinistiche, compone i nostri NuIR (nuclei itineranti di rilevamento).
Si tratta di militari che partono con gli sci d’alpinismo e dotazioni per l’attività alpinistica in grado di operare in ambienti impervi, talvolta estremi, per effettuare rilievi e test fuori campo che forniscono informazioni puntuali e precise sulla stabilità del manto nevoso estremamente preziose per il lavoro del Previsore.
Parliamo di un totale di circa 700 unità a servizio della sicurezza in montagna.
L’osservazione dello scenario su macro-scala abbinata all’analisi cristallografica e stratigrafica oltre che l’esecuzione e interpretazione dei test di stabilità permette di individuare le criticità e quindi definire il grado di pericolo delle valanghe.
Spesso basta un solo sciatore o una persona che va con le ciaspole o anche a piedi per innescare una valanga e creare situazioni estremamente pericolose.
Ogni giorno divulghiamo i risultati dei nostri controlli nel bollettino di pericolo valanghe, che è a tutti gli effetti un servizio per il cittadino.
I Carabinieri forestali controllano anche il territorio per quanto riguarda le frane?
Il servizio della specialità Forestale dell’Arma dei Carabinieri è fondamentalmente un servizio che monitora il territorio in tutte le sue declinazioni.
Abbiamo anche un Nucleo Investigativo Antincendio Boschivo per quanto riguarda gli incendi boschivi, oltre a Reparti che si occupano di tutela della biodiversità con una serie di attività nelle riserve naturali statali e parchi nazionali.
I nostri Nuclei forestali fanno pattugliamento in ambiente per monitorare le situazioni critiche, come i siti valanghivi – con il servizio Meteomont, di cui abbiamo appena parlato – ma anche per i problemi ambientali legati al dissesto idrogeologico.
La nostra mission è, prima di tutto, cercare di prevenire i danni all’ambiente, essere presenti, informare per cercare di creare cultura ambientale e gestione consapevole.
Purtroppo dovete occuparvi anche di reati ambientali.
Ovviamente c’è anche la parte investigativa e di gestione dell’illecito, perché siamo l’Arma dei Carabinieri.
Nel momento in cui ci troviamo a gestire un illecito e quindi a perseguire un reato ai danni dell’ambiente in un certo senso sottoscriviamo un fallimento.
Di un danno ambientale si pagano le conseguenze anche per lunghissimo periodo e certe volte il danno è addirittura irreparabile, con pesanti ricadute sull’intera collettività.
È per questo che puntiamo molto sulla prevenzione e l’educazione.
Ad esempio, lo sversamento di rifiuti tossici può essere un danno ambientale irreparabile.
Per la specialità Forestale dell’Arma l’ambiente è il bene primario da tutelare, ed è per questo che abbiamo Reparti di elevata specializzazione in materia di tutela dell’ambiente e del territorio in tutte le sue declinazioni.
Siamo presenti per qualunque problematica che impatta con l’ambiente e la nostra specifica preparazione ci consente di leggere il territorio, monitorarne i cambiamenti, riconoscere le criticità e intervenire a protezione dello stesso.
Di cosa si occupano in concreto i reparti dell’Arma dei Carabinieri dedicati alla biodiversità?
Partiamo dall’organizzazione del nostro comparto. Abbiamo un Comando di vertice, il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari.
A questo Comando di vertice afferiscono una serie di Comandi, tra cui il Comando per la Tutela della Biodiversità che attraverso i propri Reparti si occupa della tutela della biodiversità in 130 Riserve naturali statali attraverso la gestione diretta e le attività di divulgazione ed educazione ambientale.
Nel nostro Centro di Pieve Santo Stefano (in provincia di Arezzo) si trova il Centro Nazionale Carabinieri Biodiversità per la conservazione e la riproduzione delle specie arboree e arbustive: si tratta di una vera e propria “banca della biodiversità”.
Qui si studiano, si producono e si conservano semi di importanti cultivar e si producono piantine forestali per attività di recupero e rinaturalizzazione ambientale oltre che per progetti di educazione ambientale destinati alle scuole di ogni ordine e grado.