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L’UE pronta a dare più fondi per il clima alle banche di sviluppo mondiali nonostante gli USA

Se FMI e Banca Mondiale riusciranno a difendere le proprie strategie climatiche e ad offrire maggiori finanziamenti, contribuiranno a preparare il terreno in vista della COP30.

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Foto: Rinnovabili

L’Unione Europea raddoppierà il proprio sostegno alla riforma di FMI e Banca Mondiale affinché questi rafforzino gli sforzi globali tesi a contenere i danni dei cambiamenti climatici. L’intenzione pone Bruxelles in netto contrasto con gli Stati Uniti, a pochi giorni dalle riunioni annuali delle due istituzioni. Il Fondo Monetario Internazionale e il Gruppo della Banca Mondiale si stanno infatti preparando per i vertici di ottobre a Washington ma il panorama internazionale non promette nulla di buono a causa prima di tutto del disinteresse mostrato da Trump riguardo il clima e l’ambiente.

UE favorevole a sostenere di più le banche di sviluppo globali

La bozza di documento, preparata per la riunione dei Ministri delle Finanze dell’UE di venerdì e visionata in anteprima da Reuters, sostiene proprio questo: l’Unione Europea è disponibile a reiterare e ad aumentare il proprio appoggio finanziario al lavoro delle banche di sviluppo globali per affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici. L’Unione spinge inoltre per l’adozione di riforme utili a sbloccare maggiori finanziamenti. Non solo, Bruxelles vorrebbe indirizzare tutti gli azionisti a sostenere di più le banche multilaterali di sviluppo e orientarle a perseguire programmi su larga scala per allinearsi agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Il documento non è ancora definitivo ma la bozza apparirebbe abbastanza precisa riguardo le riforme da approvare per favorire progetti di riduzione del rischio climatico, finanziamenti in valuta locale e metodi per rendere più trasparenti i dati sul rischio di credito, al fine di attirare maggiori investimenti privati. Secondo l’UE, le banche multilaterali di sviluppo dovrebbero eliminare gradualmente i finanziamenti ai combustibili fossili e rendere conto in modo esaustivo dei progressi compiuti in tal senso.

FMI e Banca Mondiale e l’azione per il clima

Nel 2024 la Banca Mondiale aveva annuciato l’assegnazione del 45% dei finanziamenti annuali all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici, l’impegno per portare l’energia rinnovabile a 250 milioni di persone in Africa entro il 2030 e l’ampliamento degli strumenti di crisi per supportare le persone in prima linea nella crisi climatica. Il FMI sostiene la resilienza ai cambiamenti climatici attraverso il Resilience and Sustainability Trust (RST), finanziato da 23 Paesi. Fino a maggio dell’anno scorso 18 Paesi ne avevano beneficiato.

La riforma di FMI e Banca Mondiale

Le riunioni di primavera di quest’anno del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale si sono svolte in momento particolarmente segnato dal protezionismo e in generale dal declino dei finanziamenti internazionali allo sviluppo.

Il clima sembrava essere sparito dall’agenda ufficiale ma le necessità finanziare di alcuni Paesi più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici restano grandissime. La Banca Mondiale stima che entro il 2030 siano necessari 350 miliardi di dollari per uno sviluppo resiliente al clima e a basse emissioni di carbonio. I programmi del FMI attualmente in corso sono stati pensati proprio per rafforzare la resilienza fiscale e la pianificazione degli investimenti, allineando le priorità di sviluppo agli obiettivi climatici. E sebbene il clima non apparisse come interesse prioritario dei meeting di primavera, è stato impossibile non considerarlo nel contesto di un maggiore accesso all’energia e della creazione di nuovi posti di lavoro.

Tuttavia, l’attenzione delle due istituzioni di recente si è spostata verso mobilitazione delle risorse interne e riforme fiscali di determinati Paesi in difficoltà. In questo modo, la riforma di FMI e Banca Mondiale pare sia passata in secondo piano, in apparente violazione dei principi di equità e giustizia climatica.

Eppure, negli ultimi anni FMI e Banca Mondiale, così come altre banche di sviluppo globali, avevano imboccato un percorso di trasformazione indirizzato ad assumersi maggiori rischi legati al clima e a sbloccare maggiori fondi ai Paesi a basso reddito colpiti più di altri dai cambiamenti climatici. Alcuni Governi, come quello delle Barbados, avevano invocato espressamente la riforma di tali istituzioni affinché queste andassero in soccorso delle economie in via di sviluppo minacciate da alti livelli di debito pubblico, scarsa crescita economica e problematiche ambientali e sociali.

Le riunioni annuali di ottobre

Gli attivisti per il clima vorrebbero che la Banca Mondiale non abbandonasse questi propositi in vista della riunione annuale del 13-18 ottobre, nonostante l’opposizione USA. Gli Stati Uniti restano il principale azionista della Banca Mondiale e del FMI e purtroppo i Membri dell’UE, come Germania e Francia, hanno un peso minore in seno a tali organismi.

Ad aprile 2025 il Segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, aveva criticato FMI e la Banca Mondiale per essersi allontanati dai mandati e dalle missioni iniziali. Bessent aveva chiesto loro di fare un passo indietro rispetto ai programmi “disordinati e incentrati su cambiamenti climatici e questioni di genere“. Il Segretario non era arrivato a dire che gli Stati Uniti potrebbero ritirarsi del tutto dalle istituzioni ma aveva manifestato molto chiaramente le frustrazioni dell’Amministrazione Trump in particolare nei confronti del FMI.

Perché tutto questo è rilevante per il clima globale?

Le riunioni annuali sono un’occasione per rafforzare la cooperazione internazionale non solo sul clima. Se FMI e Banca Mondiale riusciranno a difendere le proprie strategie climatiche e ad offrire maggiori finanziamenti, contribuiranno a preparare il terreno in vista della COP30. Nel frattempo, la Banca europea per gli investimenti, ente creditizio dell’Europa, ha annunciato di voler raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento al clima portandoli a 30 miliardi di euro tra il 2026 e il 2030.

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