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I biocarburanti sostenibili saranno il tema chiave della COP30

A livello mondiale c'è sempre più richiesta di biocarburanti, nonostante questi siano responsabili del 16% in più di emissioni di CO2 rispetto ai combustibili fossili, stando a una nuova ricerca.

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Immagine generata da IA

L’uso sostenibile dei biocarburanti e gli aspetti sociali della transizione energetica saranno temi centrali del vertice delle Nazioni Unite sul clima di quest’anno, la COP30. Lo ha affermato Francesco La Camera, Direttore Generale dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA). Il vertice si terrà dal 10 al 21 novembre a Belém, in Brasile. In quell’occasione i Paesi presenteranno gli impegni nazionali aggiornati in materia di clima e valuteranno i progressi compiuti fino a questo momento in materia di energie rinnovabili rispetto a quanto concordato nei vertici precedenti.

Uso sostenibile dei biocarburanti al centro della COP30

La Camera ha anticipato che un eventuale impegno sull’uso sostenibile dei biocarburanti potrebbe essere incluso nella dichiarazione finale tra gli obiettivi richiesti agli Stati. L’impegno potrebbe consistere nel quadruplicare la produzione entro il 2035 oppure nella fissazione di una quota per il carburante sostenibile per l’aviazione da prevedere nel mix energetico nazionale.

Penso che verrà riconosciuta maggiore attenzione agli aspetti sociali della transizione energetica e anche all’uso sostenibile della biomassa“, ha detto La Camera a margine dell’evento della Settimana Internazionale dell’Energia di Singapore. L’IRENA ha preparato un rapporto sui biocarburanti in vista della Conferenza delle Parti del mese prossimo in Brasile e ha siglato un accordo con l’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile per sostenere la produzione di biocarburanti. La Camera ha detto anche che durante i lavori del vertice si parlerà anche di come le comunità locali possano partecipare al meglio allo sviluppo di progetti dedicati all’energia rinnovabile.

In base ai dati dell’IRENA, è prevista una contrazione del deficit di installazioni di impianti di energia rinnovabile da colmare entro il 2030, grazie in primo luogo all’accelerazione delle nuove installazioni. La capacità rinnovabile globale dovrebbe essere inferiore di 0,9 Terawatt rispetto all’obiettivo stabilito dalla COP28 di 11,2 Terawatt entro il 2030, un miglioramento rispetto al deficit di 1,49 Terawatt che era stato previsto solo l’anno scorso.

Durante il summit sul clima COP28 di Dubai del 2023, più di 100 Paesi avevano infatti concordato di triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 nell’ambito degli sforzi per raggiungere gli obiettivi climatici globali. Per riuscire a soddisfare il target per il 2030, dal 2025 in poi sarà necessaria una crescita annua del 16,6%, come indica un recente rapporto dell’IRENA.

I dati IRENA su bioenergia e biocarburanti

L’uso della bioenergia si scinde in due categorie principali: “tradizionale” e “moderna”. Quando si parla di uso tradizionale si fa riferimento alla combustione di biomassa in forme quali legno, rifiuti animali e carbonella. Tra le moderne tecnologie bioenergetiche rientrano invece i biocarburanti liquidi prodotti da bagassa o da derivati da altre piante; bioraffinerie; biogas prodotto tramite digestione anaerobica dei residui; sistemi di riscaldamento a pellet di legno e altre tecnologie.

Quasi tre quarti del consumo mondiale di energia rinnovabile riguarda la bioenergia, e di questa più della metà è costituita da biomassa tradizionale. In base agli ultimi dati di IRENA, la capacità energetica globale della bioenergia avrebbe toccato i 151 GW alla fine del 2024, rappresentando quasi il 4,4% della capacità rinnovabile totale. A differenza di altre tecnologie rinnovabili che hanno visto significative riduzioni dei costi, la bioenergia, al contrario, ha registrato un incremento, con il costo medio ponderato livellato dell’elettricità globale arrivato a 0,087 dollari/kWh nel 2024, rispetto agli 0,086 dollari/kWh del 2010. L’aumento sarebbe dovuto alla volatilità dei costi delle materie prime e della logistica.

I biocarburanti liquidi, un’alternativa alla benzina, viene sfruttata soprattutto nel settore dei trasporti. Il Brasile è leader mondiale in questo campo e dispone della più ampia flotta di veicoli a combustibile flessibile. Tali veicoli possono funzionare anche con il bioetanolo, un alcol prodotto principalmente dalla fermentazione di carboidrati in colture zuccherine o amidacee, come mais, canna da zucchero o sorgo dolce.

I biocarburanti “emettono più CO2 dei combustibili fossili”

Qualche giorno fa i giornalisti del Guardian erano riusciti a leggere la bozza di un documento preparatorio della COP30. Nel documento si leggeva che il Brasile sarebbe pronto a chiedere ai leader mondiali riuniti per la Conferenza della Parti sul clima di aumentare nei prossimi dieci anni l’utilizzo di idrogeno e di carburanti cosiddetti sostenibili, principalmente biocarburanti e biogas, di quattro volte rispetto ai livelli del 2024.

E infatti durante il summit della Pre-COP del 14 ottobre a Brasilia, il Ministero degli Affari Esteri brasiliano ha lanciato l’Impegno di Belém per i Combustibili Sostenibili, noto come Belém 4x, un’iniziativa volta a creare un sostegno politico di alto livello per l’obiettivo globale di quadruplicare la produzione e l’utilizzo di combustibili sostenibili entro il 2035.

Il Brasile è il secondo produttore mondiale di etanolo, uno dei vari tipi di biocarburanti esistenti. Nel documento i biocarburanti, ottenuti da un’ampia varietà di materia organica, come la canna da zucchero nel caso dell’etanolo, sono indicati come sostituti dei combustibili fossili dagli effetti positivi per il clima e l’ambiente.

Uno studio del think tank Transport and Environment, pubblicato a inizio ottobre, smentisce tali affermazioni. L’analisi dimostra che a livello mondiale c’è sempre più richiesta di biocarburanti, nonostante questi siano responsabili del 16% in più di emissioni di CO2 rispetto ai combustibili fossili. I biocarburanti invece dovrebbero sostituire le fonti fossili e il maggiore apporto in termini di emissioni si dovrebbe prima di tutto all’impatto indiretto della loro produzione su agricoltura e deforestazione.

Cos’altro dice lo studio di T&E sull’uso sostenibile dei biocarburanti

Entro il 2030 le colture per biocarburanti arriveranno ad occupare un’estensione di terreno pari alle dimensioni della Francia. Ad oggi, le colture destinate ai combustibili occupano 32 milioni di ettari di terreno, all’incirca le dimensioni dell’Italia, ma soddisfano soltanto il 4% della domanda energetica globale per i trasporti. Entro il 2030, tale superficie è destinata a crescere del 60%, raggiungendo i 52 milioni di ettari, ossia più o meno le dimensioni della Francia.

Attualmente, ogni giorno l’equivalente di 100 milioni di bottiglie di olio vegetale viene bruciato dalle automobili. Ciò equivale a dire che un quinto di tutto l’olio vegetale prodotto nel mondo non viene mai destinato all’alimentazione. Inoltre, in media, per percorrere 100 km con i biocarburanti servono 3mila litri d’acqua.

Lo studio dimostra anche che destinare al solare appena il 3% dello stesso terreno sfruttato per produrre biocarburanti garantirebbe la stessa quantità di energia. Significa dire che se fosse sfruttato per l’installazione di pannelli solari, anche solo il 3% del terreno attualmente utilizzato per la produzione di biocarburanti di prima generazione potrebbe assicurare la stessa quantità di energia.

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About Author / Erminia Voccia

Giornalista professionista appassionata e attenta osservatrice delle dinamiche globali. Ha una laurea magistrale in Relazioni Internazionali e due master in giornalismo e giornalismo radiotelevisivo. Ha mosso i primi passi in tv realizzando servizi per i telegiornali nazionali. Ha lavorato da freelancer per diversi quotidiani on line e cartacei nazionali e riviste specializzate, scrivendo di temi legati all’ambiente, agli esteri, alla politica internazionale e alla geopolitica, con uno sguardo particolare verso l’Asia. Ha curato l'organizzazione eventi e la comunicazione per una casa editrice e ha partecipato alla redazione di saggi. Per Rinnovabili si interessa soprattutto di clima e politiche climatiche.