Il presidente di ISPRA, Stefano Laporta, ha descritto il quadro della situazione che emergerà dalla prossima edizione del rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, in pubblicazione entro giugno

L’Italia non sta migliorando sotto il profilo del dissesto idrogeologico. I nuovi dati sul rischio alluvioni, inondazioni e frane “non saranno purtroppo né diversi né miglioreranno” rispetto a quelli del 2021, gli ultimi disponibili nel database Ispra.
Dissesto idrogeologico, l’Italia non migliora
Lo ha annunciato il presidente dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Stefano Laporta, durante un’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano che si è tenuta il 16 aprile a Palazzo San Macuto.
Pur senza anticipare i nuovi dati, Laporta ha descritto il quadro della situazione che emergerà dalla prossima edizione del rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia, in pubblicazione entro giugno.
L’Italia ha “fortissimi elementi di vulnerabilità” sotto il profilo idrogeologico, che lo rendono “il paese più gravato in Europa da questo tipo di fenomeno” e dalle sue evoluzioni dovute all’”impatto dei cambiamenti climatici”, ha sottolineato Laporta.
Con qualche variazione, ma non in positivo, il quadro del dissesto idrogeologico resta dunque analogo a quello di alcuni anni fa:
- il 94% dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni o erosione costiera,
- il 18,4% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni,
- 1,3 milioni di italiani vivono in aree a rischio frana,
- 6,8 milioni di abitanti vivono in zone a rischio alluvioni con scenario di pericolosità idraulica media,
- le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono l’Emilia Romagna, la Toscana, la Campania, il Veneto, la Lombardia e la Liguria,
- l’Ispra ha censito 635mila frane in Italia, 2/3 del totale registrano in tutta Europa.
Il profilo di rischio più impattante è quello idraulico. Laporta ricorda che l’estensione delle aree potenzialmente allagabili ammonta al 5,4% del territorio nazionale nel caso di scenari di pericolosità e probabilità elevata. Sale al 10% nel caso di pericolosità media. E al 14% per pericolosità e probabilità bassa.
Numeri che si traducono in impatti consistenti anche sotto il profilo economico. Le 80mila frane registrate a maggio 2023 in Emilia-Romagna a causa di “due eventi pluviometrici di eccezionale intensità in rapida successione” hanno causato danni per 8,6 miliardi di euro.
Una legge sull’uso sostenibile del suolo, priorità nazionale
La priorità per mitigare il dissesto idrogeologico, sottolinea Laporta, è gestire gli effetti dell’incremento “piuttosto consistente” delle aree urbanizzate, “spesso associato all’assenza di una corretta pianificazione territoriale”, che ha portato a “un considerevole aumento degli elementi esposti a rischio”.
Le superfici artificiali, ricorda il presidente Ispra, sono passate dal 2,7% negli anni ‘50 al 7,16% del 2023. Mentre il cambiamento climatico “sta incidendo sulla variabilità del ciclo idrologico con ricadute su frequenza, persistenza e intensità degli eventi idrometeorologici estremi e sui loro effetti al suolo in termini di alluvioni, frane, colate e detritiche”.
Per cambiare rotta servirebbe una legge nazionale sull’uso sostenibile e responsabile del suolo. Pochi giorni fa l’Europa ha approvato la direttiva sul monitoraggio del suolo, ed è a questa normativa che Laporta invita a guardare come riferimento.
“So che il legislatore nazionale più volte nel corso di questi ultimi anni è arrivato a un passo dell’approvare una legge che definisca il quadro a livello nazionale”, evidenzia il presidente di Ispra. “Anche in questa legislatura ci sono stati dei progetti di legge e ci auguriamo che si riesca ad avere anche nel nostro paese un quadro di riferimento normativo di livello nazionale”, conclude.